I dati sono allarmanti, ma ancor più allarmante è parlare con loro. Si scopre che oggi fumare uno spinello non è più visto nemmeno come un fatto distintivo o di ribellione, è semplicemente normale. E lo stesso è fermarsi davanti ad una discoteca il sabato sera, dove scorrono fiumi di pasticche. Non troverete un ragazzo che ne fa uso che si consideri tossicodipendente. Non ne troverete uno che è minimamente cosciente dei pericoli a cui va incontro.
Una volta la cocaina era la droga dei ricchi. Oggi è la droga di tutti. Si consuma cocaina per curare il male di vivere. La depressione, i carichi troppo elevati di lavoro, La usano i professionisti, ma anche i muratori e i camionisti. Eppure tutto questo non è considerato come un'emergenza. Il motivo? Molto semplicemente e drammaticamente, perché sono tutte considerate droghe "pulite". Non creano allarme sociale. Non ci sono più i tossicodipendenti in mezzo alle strade a scippare o a chiedere soldi per procurarsi eroina. La droga oggi la si consuma al chiuso, è alla portata di chiunque, costa poco e dunque, non fa paura.
Eppure oggi è peggio di ieri. Si consuma più droga oggi rispetto a dieci anni fa. L'età si è drammaticamente abbassata. Pasticche, cannabis o cocaina, le si trovano ovunque. E' diventato normale. Normale è diventato l'uso di alcolici. Don Antonio Mazzi nelle pagine di cronaca, ci racconta che arrivano nella sua comunità bambini di dieci anni, con il vizio di bere. Lo fanno le madri e i padri e loro, incoscientemente, li imitano.
Tutto questo pone un grande interrogativo da un punto di vista educativo.
E' come se per intere generazioni sia diventato normale e necessario, assumere sostanze per sopportare il male di vivere. E' come convincersi che la propria solitudine, la propria difficoltà ad avere rapporti, l'incapacità di sognare il domani, possano essere guariti fumando uno spinello o ingoiando una pasticca. Non possiamo arrenderci a questo.
C'è una grande responsabilità educativa da parte di tutti. Aiutiamo i nostri ragazzi a capire che la vita vera sta davanti agli occhi. Bisogna imparare a guardarla, a sfidarla, ad essere protagonisti. Non c'è bisogno di sostanze per far questo. Servono compagni di viaggio. E qui sta la responsabilità per ciascuno di noi.
Massimo Romanò
© RIPRODUZIONE RISERVATA