Lucini che l'epopea del Bruni bis l'ha vissuta tutta dai banchi del Consiglio ha potuto certo imparare molto dall'enciclopedia di scelleratezze commesse dai dirimpettai. Poiché il nuovo sindaco ha una propensione all'ascolto dei cittadini, si sarà anche reso dell'attesa quasi messianica che lo circonda.
Questo potrebbe diventare un problema. Como è immobile. I suoi abitanti hanno voglia di novità tangibili e in fretta. Il malcontento manifestato con la diserzione di massa alle elezioni comunali è anche la spia di un malessere che deve essere curato.
Per questo Lucini ha annunciato che la sua amministrazione dimostrerà di voler bene alla città e di averne cura. Perfetto, ma alle intenzioni dovranno seguire i fatti e subito. La scelta di privilegiare la sistemazione delle strade disastrate è di buon senso, ma ci sarà bisogno di un intervento radicale e risolutivo non dei soliti rattoppi che hanno prodotto solo l'effetto della polvere nascosta sotto il tappeto.
Il sindaco ha scelto di non mettere la carota delle grandi opere davanti al naso di cittadini che l'esperienza passata ha reso sofisticato. Sul lungolago sono rimasti i cartelli che il pasticcio del cantiere delle paratie ha reso grotteschi. Ed è ancora vivo il ricordo di quei maxi poster con la dicitura «Ticosa, impegno mantenuto», fatti affiggere con eccessivo ottimismo dall'amministrazione Bruni.
Per ora il cambio di passo annunciato da Lucini e dai suoi è stato questo. Inutile pensare in grande e realizzare in piccolo o ancora meno. Meglio non illudere i cittadini elettori. Perché quando poi l'illusione si trasforma in delusione reagiscono come ben sanno dalle parti del PdL.
Bruni cominciò il suo primo mandato con la promessa sul recupero della Ticosa e il secondo con l'annuncio della metropolitana leggera. Nell'ex tintostamperia ci sono solo macerie avvelenate, del metrò non osa più parlare nessuno. Nel frattempo è arrivato anche il carico di briscola del cantiere vergogna delle paratie.
Meglio allora, come ha fatto l'attuale sindaco, sterzare sulle piccole cose: le buche, una maggior pulizia della città, un verde pubblico un po' più curato. Per i primi cento giorni può anche andare. Qualcuno potrebbe dire che è molto più facile chiudere una buca sul marciapiede che realizzare una metropolitana leggera. Vero, ma piuttosto che niente, va bene anche il piuttosto. Prima o poi però bisognerà venirne ad una per i lavori sul lungolago. Como non può restare ancora a lungo separata dal panorama del suo lago. Se è vero che il terremoto in Emilia sta portando alcuni turisti ad annullare le prenotazioni anche dalle nostre parti, si comprende quale potrebbe essere l'effetto di un ulteriore prolungamento del cantiere infinito e paralizzato.
Nell'attesa servono segnali percepibili in questi primi cento giorni. Questo si attendono i cittadini che hanno votato per Lucini e anche coloro che sono rimasti a casa alle elezioni. Perché dopo i cento giorni, ce lo insegna la storia, dietro l'angolo può esserci anche Waterloo.
Francesco Angelini
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