Non c'è esercizio più odioso che parlare sui giornali con il senno di poi, specie di fronte alle tragedie. Ragion per cui è ancora più difficile denunciare che sì, quel ragazzo si poteva salvare.
William è stato visto annaspare, probabilmente chiedere aiuto. Se domenica pomeriggio lo avesse visto un bagnino, invece di un'altra bagnante, probabilmente ci sarebbe una bara di legno bianco in meno. E su quella spiaggia, come racconta il giornale di oggi, lo scorso anno un bagnino c'era. Lo aveva voluto fortemente una mamma che cinque anni fa, a Piona, ha perso il figlio, Claudio, allo stesso modo.
Da allora ha fondato un'associazione per garantire spiagge sorvegliate su tutto il lago. Perché la verità è disarmante: non serve chiamare i vigili del fuoco un quarto d'ora dopo; la sola cosa utile è che in spiaggia, ad osservare i bagnanti, ci siano esperti in salvamento in grado di tuffarsi subito.
E, prima ancora, delimitare e proibire le zone ad alto rischio, come in effetti era accaduto a Gera lo scorso anno in quel preciso punto. E mettere una bandiera rossa quando lo impone il tempo o la corrente.
Quest'anno, spiega sempre sul giornale di oggi il sindaco di Gera Lario, il Comune non ha fatto in tempo a ottenere l'aiuto dell'associazione Amici di Claudio per un disguido burocratico, sostanzialmente per un ritardo nella richiesta, favorito dalle elezioni amministrative. Non va puntato l'indice sul sindaco, non fosse altro perché era stato il solo del lago, con il collega di Sorico, a volere un bagnino su una spiaggia demaniale.
Qui, al contrario che su quelle private o in concessione, non ci sono infatti leggi che costringano alla sorveglianza.
Serve però una riflessione sul sistema turistico della provincia di Como, lo stesso che spende un milione di euro per cronometrare i ciclo-amatori sul muro di Sormano e non trova cinquanta euro al giorno, perché queste sono le cifre chieste dall'associazione, per pagare un volontario. Turisti al rientro dal Portogallo raccontano di spiagge attrezzatissime in fatto di pulizia, bagni pubblici e sorveglianza, finanziate con i fondi dell'Unione europea.
Da queste parti si usano queste risorse, mezzo milione per volta, per riviste online che dovrebbero favorire l'integrazione della cultura femminile svizzera e italiana, piuttosto che per censire le varietà vegetali dei boschi della Val d'Intelvi.
Tutto sacrosanto, se non perdiamo di vista le priorità, l'utilità del denaro pubblico. Forse un bagnino su tutte le spiagge del lago, per tre mesi l'anno e quando non piove, conta di più che prendere il tempo ai ciclisti della domenica.
Mario Cavallanti
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