In particolare, l'osservatorio realizzato da Assofin, Crif e Prometeia evidenzia come vi sia una flessione del credito al consumo, ma soprattutto un crollo (- 80%) dei mutui per ristrutturazione, liquidità, consolidamento del debito, surroga e sostituzione. Ma come vanno interpretate tali cifre?
Non c'è dubbio come sullo sfondo vi sia un problema finanziario, legato al cosiddetto "credit crunch" e cioè alle effettive difficoltà delle banche a fare arrivare risorse a imprese e famiglie. Ma gli istituti di credito non finanziano soprattutto perché stanno sì ricevendo enormi quantità di denaro, ma utilizzano tutte queste somme per salvare i conti nazionali e acquistare titoli di Stato.
Se l'insieme del settore bancario è chiamato a evitare che vadano deserte le aste del Btp, è chiaro che non rimane molto da destinare alle aziende e agli investimenti abitativi. È la spesa pubblica, insomma, a chiudere gli spazi del mercato. Ma c'è poi una considerazione più specifica, dal lato della domanda.
Gli italiani hanno sempre amato investire nel mattone, anche in ragione di una comprensibile sfiducia nella Borsa, che nei decenni scorsi ha distribuito soprattutto delusioni: per più di una ragione. Ma oggi l'atteggiamento sta cambiando a grande velocità, dal momento che in troppe occasioni nel dibattito pubblico si accosta "debito pubblico" e "capitali privati", lasciando intendere che l'Italia è poera ma gli italiani sono ricchi e che se le cose vanno male si può sempre fare ricorso ai beni delle famiglie per coprire il buco causato dallo Stato.
Da parte sua l'Imu non ha spinto la gente a guardare con interesse agli investimenti immobiliari, né rappresenta uno stimolo a investire il continuo parlare di una patrimoniale, a cui ora ha dato il suo sostanziale assenso anche il nuovo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Non volendo tagliare veramente le spese, come dimostra anche la portata assai limitata dell'ultima spending review, il governo Monti incrementa il prelievo e, in particolare, colpisce dove può. E siccome la casa è ovviamente il bene più visibile, che certo non può essere portato in Svizzera, non bisogna stupirsi se ci si accanisce in primo luogo su chi ha risparmiato per comprarsi una casa.
Risultato? Nonostante i valori immobiliari siano in forte calo e quindi oggi si possa acquistare assai meglio di quanto non fosse possibile anche solo due anni fa, ben pochi sono interessati a rinunciare alle proprie risorse (e a indebitarsi) per un bene che è tanto bersagliato dal fisco e che rischia di esserlo ancora di più negli anni a venire.
Si tenga anche presente che gli italiani si stanno impoverendo. La crisi è reale, sempre più dura e, nonostante quello che viene spesso ripetuto, tutt'altro che vicina a soluzione. In ragione dell'incapacità degli ultimi governi, Monti incluso, ad avviare vere dismissioni e a contenere la spesa pubblica, non è ragionevole attendersi un'inversione di rotta. E gli italiani si comportano di conseguenza.
Carlo Lottieri
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