È lungo l'elenco che l'assessore comunale al Patrimonio Marcello Iantorno sta spulciando in questi giorni. E i numeri che sta scoprendo non lo rendono felice. Il settore Patrimonio per anni è stato una delle pietre dello scandalo del Comune di Como. A portare alla luce il bubbone un'inchiesta di questo giornale (cui sono seguite due inchieste, una della procura e un'altra della Corte dei conti) che, dati alla mano, ha dimostrato l'esistenza di un sistema di gestione "allegra", per così dire, del patrimonio pubblico.
Box comunali in pieno centro affittati a dirigenti comunali a prezzi fuori mercato; appartamenti occupati da dirigenti o ex dirigenti in cambio di canoni di favore; bar e ristoranti in location di tutto rispetto con gli importi dei contratti di locazione non aggiornato da anni. Ma non solo. Ora si scopre, che molti, approfittando della confusione e della tendenza all'oblio che spesso ammorba le gestioni pubbliche delle cose, hanno avuto la tendenza alla rimozione dell'annuale pratica del saldo dell'affitto. Risultato: almeno un milione di buco nelle casse di palazzo Cernezzi stando alle verifiche finora fatte dagli uffici comunali. Soldi che i comaschi non si sono visti restituire sotto forma di servizi o di tasse in meno. Privilegi, è bene ricordati che hanno portato un danno non ad un'indistinta collettività, ma a ciascuno di noi.
L'assessore Marcello Iantorno assicura che dai prossimi giorni si assisterà alla sfilata davanti alla sua scrivania di tutti gli inquilini comunali insolventi, per grandi e piccoli importi. A tutti verrà chiesto il saldo degli arretrati con la disponibilità di concordare un piano di rientro. Detto questo, assicura che tutti pagheranno, che ogni euro dovuto verrà incassato. Ci mancherebbe altro. Non stiamo parlando di eccezionalità, ma di far rispettare le regole. prima di tutte quelle del buonsenso.
Il clima di rigore e sobrietà che questa crisi sta mandano in soffitta molti odiosi comportamenti che sembravano regola. Se fino a ieri privilegi e sprechi troppo spesso venivano colpevolmente tollerati, oggi che lo Stato per rimettere a posto i conti ci mette dolorosamente le mani in tasca, non sopportiamo più i comportamenti arroganti. E nemmeno una gestione della cosa pubblica sciatta o con zone d'ombra.
Stanare chi non paga è il primo passo. I secondo deve però essere quello di valorizzare e far fruttare per quel che vale il patrimonio pubblico che ci si trova a gestire. La revisione dei canoni a questo punto è d'obbligo, così come il restyling degli immobili e degli appartamenti che versano i condizioni tali da non poter nemmeno essere messi sul mercato. Forse sarebbe da ripristinare il modello di gestione del "buon padre di famiglia, espressione forse demodé che però rappresenta bene come dovrebbe essere inteso anche il servizio pubblico.
Elvira Conca
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