Né importa che si tratti d'un dejà vù: la gente, la gens cavalieresca, ama la tradizione. Il passato. Perfino le macerie del passato. E' gente che s'accontenta, e gode all'idea d'un perenne brillio di grandestella. Silvio non è un Seedorf o un Nesta, un Inzaghi o un Gattuso, da pensionare a cuore lieve. Silvio resta Silvio. Al tempo di Allegri come al tempo di Liedholm. E del resto il vecchio Lidas (thirty years ago: tre generazioni fa) l'aveva insegnato: tener palla, fare melina, logorare di noia gli avversari. Forse è una ricetta che va bene anche in politica, con l'unica controindicazione che si logora pure il pubblico più esigente. L'elettorato meno di bandiera e incline ad esserlo d'opinione.
Diciamo del Pdl. Ma potremmo dire di ben altro. E di ben altri. Prendiamo la Lega. Il nuovo vien rappresentato da Maroni, che per medagliere gareggia in anticheria con Bossi. E Bossi medesimo si propone come il successore di Maroni, se Maroni non funzionerà come il successore di Bossi. Mica per scherzo: seriamente.
La politica non scherza mai. Prendiamo l'Udc. Vi pare che Casini sia un goliardo quando non intravede altro orizzonte che l'orizzonte di se stesso? Figuriamoci. Casini carezza il progetto d'un ritorno al proporzionale, il sistema di voto tramite il quale la beneamata Democrazia cristiana giganteggiò nel governare il consenso. E' ora di riesumarlo, dopo averlo sepolto sotto la pietra del maggioritario. E di riservarsi future resurrezioni dell maggioritario, caso mai s'imponesse l'esigenza d'un bisribaltonismo.
Prendiamo infine il Pd (ex Pds, Ds, Margherita eccetera), fedele nei secoli - l'ultimo secolo del secondo millennio, il primo del terzo - alla regola dell'ubi major minor cessat. Cioè: davanti ai maggiorenti, non c'è new generation (bravi fioeu di buona volontà) che tenga. Guai a farsi venire un grillo (tantomeno un grillismo) per la testa: piuttosto che venga avanti l'astensione.
Se Renzi crede di poter incalzare Bersani, Renzi è un menestrello intonato a un'ombra di rosso cortese, o addirittura un complice del noto teorema della destra: far vincere la sinistra iconoclasta cosicché si perdano gli echi della dissacrazione montante verso la destra.
Invecchiare dovrebbe essere un'arte. Un esercizio di saggezza. Una pratica di lungimiranza. Un tirarsi da parte per non essere messi da parte, e invece favorire la parte che comincia. La parte in cui raccontiamo d'aver fiducia. La parte meglio messa per trascinare il tutto. Macché. Gli juvenilia non sono roba per noi. Per la nostra classe politica. Per quelli che poi si meravigliano dei randellamenti elettorali, e prima gliene forniscono il bastone. A nessuno che venga il soprassalto d'ammettere: sono ormai gli anni in cui in cui non ci provo alcun gusto. E inoltre, e più realisticamente: in cui non ci provano gusto milioni d'assaggiatori.
Eppure la riflessione era già raccomandata dalla Bibbia, e poi dai greci e dai latini, e ormai perfino da Moratti che non ha letto il Qoehlet invece della Gazzetta, e però ha scelto Stramaccioni. Onestamente, e non solo nerazzurramente: viva Stramaccioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA