Tensioni
in Europa
La Svizzera
si cautela

 C'è forse un eccesso di prudenza nelle misure predisposte dalla Svizzera dinanzi all'ipotesi di una catastrofe europea, destinata ad avere ripercussioni sulla stessa Confederazione. È comunque vero che la situazione sta facendosi sempre più complicata e che, con ogni probabilità, essa è destinata pure a peggiorare.
Quella che a Zurigo si osserva, ormai da tempo, è una crescente fuga di imprese (da Italia e Francia, in primo luogo) che patiscono una pressione fiscale crescente e che nel loro Paese non riescono più a produrre. Anche in Ticino, aumenta il numero delle aziende lombarde che cercano di trarre beneficio da un'imposizione fiscale meno oppressiva, da servizi migliori, da una burocrazia più snella.
In questo quadro, ogni previsione di ripresa per il 2013 lascia il tempo che trova, tanto più che l'Europa ha varato un sistema di aiuti finanziari che può solo favorire i comportamenti meno virtuosi, pesando come un macigno sulle economie più produttive. In Svizzera si esamina lo scenario complessivo, si osserva quanto succede in Grecia e si teme che l'intero equilibrio del continente possa essere messo in discussione da questa congiuntura, causata essenzialmente da una spesa statale fuori controllo e da voraci clientele di ogni genere.
Non bastasse questo, l'ordine istituzionale dell'Unione è progressivamente eroso nei suoi pilastri fondamentali. Come molti analisti avevano previsto, il pesante arretramento delle economie europee ha ridato voce alle spinte separatiste. Quanti si sentono penalizzati dal fatto di vivere all'interno di un Paese che prende più di quanto non dia, ora chiedono di mettere ai voti la partecipazione al club. Ma dinanzi a tutto questo si può reagire in due modi.
Nel Regno Unito il premier Cameron e il leader scozzese Salmond hanno siglato un accordo: il risultato è che a Glasgow ed Edimburgo gli elettori saranno chiamati a scegliere, con un referendum, se restare con Londra oppure no. Al contrario, in Spagna cresce la tensione tra Madrid e Barcellona e qualche militare spagnolo ha perfino parlato di ricorso alla forza nel caso in cui i catalani scelgano la via dell'indipendenza. Questo rischia di isolare la Spagna dal resto d'Europa e una recente analisi di Gideon Rachman, apparsa sul "Financial Times", si conclude proprio con queste parole: "Il governo spagnolo dovrebbe smettere di nascondersi dietro la legge e autorizzare il referendum catalano. Non si può salvare un matrimonio dichiarando il divorzio illegale".
Ovviamente, nemmeno l'Italia è esente da tali problemi: e in Svizzera lo sanno bene. Nei prossimi giorni il consiglio regionale del Veneto dovrà discutere sulla possibilità di decidere dell'indipendenza di quella che fu la Serenissima: una richiesta di referendum firmata da migliaia di cittadini e poi sottoscritta da più di un quarto dei consiglieri regionali. Le conseguenze sono oggi imprevedibili.
In tale situazione, è chiaro che il saldarsi della crisi economica e della crisi politica, specialmente se a prevalere saranno le posizioni più autoritarie, può creare tensioni nel Vecchio Continente. In Svizzera lo comprendono e cominciano a prendere qualche precauzione.

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