Province
sacrificate
per salvare
le Regioni

La dieta dimagrante imposta alle Province ha di buono che manda a casa un po' di personale politico del quale non ci è mai parso di non potere fare a meno. A cose fatte si constaterà però che i vantaggi si fermano qui; c'è da scommettere che i risparmi saranno poca cosa. Lasciamo stare i piagnistei degli esodati politici che pesano sul nostro libro paga e i campanilismi retrò. Guardiamo alla sostanza. Se in Europa è ricorrente il modello del governo locale a tre livelli i casi sono due: o si tratta di diffusa ubriachezza molesta dei legislatori oppure il sistema un senso ce l'ha e chi lo demolisce non è detto che sia il primo della classe.
Il primo parlamento repubblicano, che non era un'accozzaglia di fessi (tra l'altro i laureati erano quasi il doppio rispetto all'attuale) si era premurato di chiarire bene come doveva funzionare il sistema: amministrazione locale affidata a Comuni e Province. Stop. Le Regioni dovevano solo provvedere alla regia legislativa e programmatoria alla loro scala. Se volevano mettere becco nel campo amministrativo spicciolo dovevano delegare Comuni e Province o avvalersi dei loro uffici. Quindi i livelli amministrativi veri e propri erano solo due, il livello comunale e quello sovraccomunale, il che faceva del nostro il sistema forse più virtuoso e risparmioso in Europa.
Perché se mi scade la patente devo girare due mesi con un certificato medico  e non posso andare in Provincia a farmi rilasciare un nuovo documento? Altrove capita che ti scada la patente e nel giro di mezza giornata ti venga consegnata quella nuova . Se dunque da noi compare un terzo incomodo, la Regione, che invece di limitarsi a coordinare  gli enti locali li strangola, è del tutto chiaro dove sta l'abuso. E sono le Regioni, non solo da noi, gli enti che fanno sballare la contabilità pubblica: i Lander tedeschi pagano di soli interessi sul debito 27 miliardi, la Catalogna allinea un debito di 41 miliardi, in Francia la spesa locale è lievitata del 60% in dieci anni, in Italia del 75%, il doppio rispetto a quella dello Stato. Le Regioni italiane non badano a spese anche in fatto di rappresentanza: solo a Bruxelles 21 sedi.  E allora è chiaro dove bisogna tagliare.
Se però al banco  dei pegni finiscono le Province la ragione è che dovendo concedere una vittima sacrificale alla indignazione, i partiti mollano la bigiotteria pur di mantenere intatta la gioielleria di famiglia: quel livello regionale che presenta trasparenza zero.
La Storia sopravvive ai suoi protagonisti, e dunque possiamo benissimo procedere con o senza le Province, con o senza le Regioni. Ma è sconfortante che invocando il principio di autonomia e con l'aria di moralizzare si mettano al riparo dai tagli (e dai controlli) tanti centri surretizi di spesa incistati nelle Regioni, tante prebende dispensate da almeno 4.500 costosissimi enti davvero inutili, l'argenteria di famiglia cui la politica non intende rinunciare.
Antonio Belotti


 


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA