Adolescenti
o il ritorno
del regno
di Narciso

Anche gli adolescenti non sono più quelli di una volta. Narciso ha preso il posto di Edipo. Non è infatti il conflitto tra ragazzi e adulti, esemplificato dal  complesso di Edipo enunciato da Freud, a determinare l'identità  dell'adolescente, bensì il narcisismo.
L'adolescente di qualche decennio fa era occupato dallo scontro con l'autorità paterna e con le regole degli adulti, che doveva, o voleva, infrangere per diventare a sua volta adulto. Come spiega Gustavo Pietropolli Charmet, psicoanalista ed eminente studioso del mondo adolescenziale, in "Fragile e spavaldo" (Laterza), per sopravvivere allo scontro con le regole dei padri, gli adolescenti sceglievano sovente di vivere in clandestinità fingendo di seguire i dettami degli adulti. Una trasgressione aperta, o latente, se non proprio nascosta, segnavano nelle generazioni passate l'adolescenza. I nuovi adolescenti, come li chiama Pietropolli Charmet, hanno sdoganato il narcisismo. La televisione, prima, e i social network, poi, sono lo specchio in cui il nuovo Narciso si contempla. L'ampio spazio che la moda occupa nei miti e nei riti sociali degli adolescenti è un sintomo di questo cambiamento e del dominio incontrastato di Narciso.
Perché stupirci? Gli stessi adulti sono devoti e osservanti del culto narcisistico, perciò, al di là di facili moralismi di condanna, bisogna prenderne atto per capire cosa sta accadendo. Pietropolli Charmet ci spiega che il vero problema dei nostri ragazzi è la fragilità, poiché nel narcisismo ciò che conta è sempre il riconoscimento degli altri. Le ferite narcisistiche sono il punto dolente dei ragazzi di oggi. Per questo la vergogna è uno dei sentimenti più diffusi tra i giovanissimi. Se Edipo nel mito greco, una volta venuto a conoscenza del suo delitto e dell'infrazione del tabù, precipita nel senso di colpa, sino al punto di accecarsi, il nuovo Narciso è invece esposto a un sentimento ancora più pericoloso, che è provocato dalle esperienze di mortificazione e frustrazione. Perciò la sua risposta non è più quella della ribellione, o della rivolta, come capitava per le generazioni passate - il Sessantotto può essere letto attraverso il conflitto Padri e Figli, come sosteneva Pasolini - quanto la vendetta. Il nuovo adolescente non ha un Padre contro cui scagliarsi quando è ferito e umiliato dagli altri, o dalla società, e perciò diventa molto violento e cattivo, fino a rivolgere la mano contro se stesso. Dice Pietropolli Charmet che la furia narcisistica è terribile e pericolosa perché punta a ottenere vendetta dagli oltraggi subiti. Di più: l'adolescente ferito non è più in grado di identificarsi con il dolore che infligge all'altro «per poter riabilitare la propria bellezza».
Narciso è forte, e insieme debole; sfugge al confronto con il mondo adulto che invece vorrebbe imporgli di affrontare fatiche, responsabilità e anche solitudini tipiche dell'età della crescita.
Marco Belpoliti

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