Andrea
ucciso
dal nostro
Medioevo

C'è un medioevo che non è mai passato. E che non ha nulla a che fare con castelli, dame e cavalieri. Ma con gogne, vendette e angherie. È un medioevo che ancora oggi cova rancori e odio cieco. La storia di Andrea, quindicenne sorridente, arguto e sensibile, schiacciato a morte dell'odio e dalla criminale stupidità di un manipolo di belve, sembra provenire direttamente da quel medioevo. E, invece, è storia recente. Andrea è morto. Si è impiccato in camera sua, a Roma. Ucciso dal bieco bullismo di chi esercita la prepotenza nei confronti di chi giudicano debole.
Condannato alla pena capitale a causa della propria sensibilità. A spingere Andrea al gesto estremo sono stati i compagni di scuola, che lo hanno preso di mira per aver indossato a carnevale un paio di pantaloni rosa, frutto di un passaggio in lavatrice venuto male; e per le unghie smaltate, in modo che non se le mangiasse. Per quelle "stranezze" lo hanno deriso sui muri («non fidatevi del ragazzo con i pantaloni rosa, è frocio»), su facebook e con la ragazza dalla quale lui era attratto. Una storia emblematica, nella sua drammaticità. Ma non isolata. Le belve che affollano il branco sono più di quanto si creda. In una società che preferisce parlare ai portafogli piuttosto che ai cuori della gente è inevitabile assistere alla desertificazione dei rapporti umani. Alla nascita di mostruose aberrazioni, come il bisogno di farsi un rivale su cui scaricare l'odio. Un tempo i ragazzi si creavano l'amico immaginario, oggi preferiscono nemici reali. Attenzione, però, a non commettere l'errore di sentirci assolti da ogni responsabilità. E dare la colpa di questo ritorno al medioevo sempre e solo agli altri.
Al di là della storia di Andrea, la deriva medievale che ha reintrodotto la gogna ai danni dei più fragili è una responsabilità che tocca tutti. Noi giornalisti, che spesso riduciamo le notizie a cifre e percentuali dimenticandoci le storie che meglio saprebbero raccontarle; noi genitori, che regaliamo sempre meno sorrisi ai nostri figli, e deleghiamo a playstation e serie tv quel tempo prezioso che meglio sarebbe utilizzare per il confronto e il dialogo, da cui nasce il sentimento e l'educazione; e senza dimenticare le scuole, dove l'esigenza di far quadrare i conti sembra in molti istituti il solo problema, e invece il nodo cruciale resta uno soltanto: il futuro dei bambini e dei ragazzi che si affidano al sistema scolastico. Quante famiglie trasmettono i valori della diversità, unica arma contro la famelica attrazione del branco? E quante scuole educano i nostri figli senza limitarsi a trasformarli in banali contenitori di nozioni? Quando sapremo rispondere a queste domande senza vergognarci delle menzogne che inventiamo per giustificarci, il sacrificio di Andrea non sarà risultato vano.
La storia ci ha indicato una via d'uscita dal medioevo: il Rinascimento. Un luogo del tempo in cui l'uomo, con le sue emozioni, la sua arte, la sua sensibilità, ha riscoperto la fantasia nel proprio cuore. E ha saputo uscire dalle tenebre. Oggi come allora c'è bisogno di riaccendere quella luce.
Paolo Moretti

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