lo Stato
scommette
sulla pelle
della gente

  Lo Stato italiano scommette sulla fame degli italiani. Senza ritegno, senza vergogna, diventa uno Stato biscazziere. Video giochi, slot machine, gli infernali congegni che stanno riducendo sul lastrico migliaia di famiglie, che consumano i sogni di chi pensa di uscire dal guado della crisi, da oggi sono liberamente accessibili sul web.
E' l'unico regalo di Natale che verrà fatto agli italiani. Il gioco d'azzardo, una vera malattia per donne, pensionati, disoccupati e studenti, viene portata nelle case degli italiani su un piatto d'argento. Giusto qualche giorno fa il direttore generale dei Monopoli di Stato, Luigi Magistro, aveva dichiarato in un'intervista: «Dovremo intensificare i controlli sulle slot machine, ma anche ripianificare la collocazione, evitandone la presenza vicino alle scuole, ai luoghi di culto e agli ospedali». Detto fatto. Le porterà lontano da Chiese e scuole, direttamente nel salotto di casa. Da lunedì più di mille nuovi giochi di modello slot sono legalmente on line. Accessibili nel modo più semplice possibile: basta introdurre codice fiscale e numero di carta di credito. Quindi giocare, comodamente seduti nella propria stanzetta o sul divano in salotto. A portata di tutti, nonni e nipoti, donne e cassintegrati.
Ma in fondo perché stupirsi? Basta pensare che gli italiani nel 2003 spendevano 15 miliardi di euro nel gioco che sono diventati 11 miliardi nel 2011. Un incremento che supera il 50% l'anno, per un fatturato che vale il 5% del Pil. La cifra spesa da ogni italiano per tentare la fortuna tra videopoker, slot machine, gratta e vinci, sale bingo, è di 1450 euro. Le concessioni agli impresari del gioco d'azzardo fruttano 8 miliardi l'anno allo Stato; entrate che riducono il deficit di quasi l'1% del Pil ogni anno. E volete che di fronte a queste cifre lo Stato biscazziere si ponga problemi?
Quanta miopia c'è in tutto questo. Le statistiche ci dicono che gli italiani che soffrono patologie legate al gioco, sono in drammatico aumento. Per migliaia di italiani le macchinette sono ormai una malattia e come altre tossicodipendenze va curata e qualche volta viene guarita. Ma a quale costo? Nessuno ha mai pensato a quante famiglie si distruggono a causa di questa malattia? A quanti rapporti si inquinano, fino a distruggersi? A quanto dolore provoca? Possibile che neppure di fronte a questo scenario lo Stato biscazziere si senta in dovere di fermarsi e di fare un passo indietro?
Nessuno si è mai ribellato, se non un paio di sindaci di piccoli paesi che non ne potevano più di vedere le fila di cittadini andare in comune a chiedere aiuto, perché rovinati dai videogiochi. In qualche caso hanno provato ad emanare ordinanze che vietavano o limitavano il gioco nei locali pubblici. Ma sono stati lasciati soli ed hanno perso la loro battaglia. Nel frattempo i loro cittadini continuano ad andare a chiedere aiuto. Intanto lo Stato biscazziere fa finta di non vedere e per venire incontro agli italiani, e continuare ad incassare, gli risparmia anche la strada per andare da casa, al bar.
Massimo Romanò

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