Il digitale
terrestre,
non si vede
ma si paga

  Il digitale terrestre, in sé, deve essere un sistema serio e funzionante, visto che è stato adottato in tutta Europa e, soprattutto, è stato scelto dalla Svizzera oculata e perfezionista, che l'ha preferito al sistema via cavo o satellitare. Vabbè, se l'han preso anche gli svizzeri, ci eravamo detti, vuol dire che 'sto digitale è una bella cosa.
Ma, chissà perché, nel bel paese dove il dolce sì sona, i sistemi altrove perfetti si trasformano in mezzi bidoni. Il discorso lo si potrebbe allargare a tanti altri aspetti, ma è meglio non divagare.
Quando ci avevano obbligato ad acquistare i decoder o a cambiare televisore ci avevano imbonito sulla bellezza di questo digitale terrestre che sì, avrà pure il problema della numerazione dei canali e del doppio telecomando, ma vuoi mettere? Avremmo visto meglio la Hunziker e Bruno Vespa, Nino Balducci e Tiziano Crudeli, i guantoni di Buffon e il lifting del cavaliere senza più strisce sullo schermo, senza effetto sabbia; addio anche alle scene fantozziane a rincorrere il segnale con l'antenna in mano. Poi, un sacco di canali in più, oh quanti ne potrete vedere, e poi ci saranno i nuovi mirabolanti contenuti (a pagamento) e poi ancora l'interattività, e poi con un clic ecco le informazioni sui programmi e non dovrete più comprare i sorrisiecanzoni eccetera eccetera.
Abbiamo visto tutti come è finita: i canali si sono sì moltiplicati, ma di televendite, mazurke e film da zona retrocessione; in compenso i palinsesti delle reti cosiddette "generaliste" si sono svuotati di contenuti e gonfiati di silicone. C'è stato il boom delle reti a pagamento, per quelli che se lo sono potuti permettere. E si sono moltiplicati i disagi, per gli anziani ad esempio, per i quali il doppio telecomando è una complicazione, cambiare televisore una spesa insostenibile, e la risintonizzazione un'operazione complicata e magari costosa, perché se nessuno dà loro un mano, finiscono per affidarsi ai tecnici.
Ora, qualche vantaggio il digitale terrestre l'ha pure portato. L'offerta della Rai, ad esempio, si è arricchita con le notizie h24, i canali tematici, quelli sportivi. Peccato che nel frattempo mamma Rai non acquisti più film decenti e abbia perso i diritti di molti sport (il prossimo è la Formula Uno, per chi non lo sa), con il risultato che se prima sulle reti nazionali non si vedeva nulla, adesso sui due canali sportivi Rai ci si abbuffa di biliardo e slittino.
E' vero che la qualità del segnale è generalmente migliorata, ma vallo a dire agli utenti - abbonati Rai per obbligo, non per scelta - che a turno si trovano i canali oscurati da materassi, coltelli di cuochi del Minnesota, sculture inguardabili magnificate da finti ammiragli o creme truffaldine che costano tre occhi della testa.
Gli ultimi, gli utenti dell'Olgiatese e di parte del centro di Como, che anziché vedere la Rai - e una volta tanto il Benigni dell'altra sera ne valeva anche la pena - si sono trovati il segnale coperto da TeleCupole. Pochi giorni fa era successo ai varesini, oscurati della Tv Svizzera e gratificati dalla visione di TeleCapri, e segnalazioni arrivano anche dal Piemonte. La colpa non è delle piccole tv private, che se occupano un canale normalmente ne hanno diritto, ma di un sistema di assegnazione delle frequenze complicato che sposta e copre a destra e manca, infischiandosene degli utenti, obbligati a continui aggiornamenti. Il disagio si fa poi irritante quando riguarda la Rai, per la quale si paga il canone-tassa. Rai che, nel caso dell'Olgiatese, non ha trovato altra soluzione che dire "aspettate". La stessa risposta che verrebbe da dare quando a casa arriva il bollettino del canone. Puntualissimo, quello.
 Mauro Butti

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