Dal camino
ai negozi
il Natale
è cambiato

  Ci stiamo affacciando a una finestra, da cui possiamo contemplare ciò che siamo e ciò che possiamo diventare. Un Natale che ci appare così diverso e di primo acchito può sembrare retorica perché ce lo ripetiamo ogni anno, soprattutto a causa delle sferzate più potenti che la crisi infligge.
Eppure c'è un sapore speciale che percepiamo, se dolce o amaro è difficile capirlo fino in fondo. Lo avvertiamo, attraversando questo Natale 2012 con lo sguardo che già corre avanti. Siamo aggrappati alle tradizioni - che profumano ancora del desiderio di stare insieme - eppure ci sembra che stiamo perdendo qualcosa, come sabbia che invano si cerca di trattenere tra le dita.
La festa come pausa e momento di intimità, è intaccata da un pezzo. Pensiamo alle domeniche che per un numero sempre più considerevole di persone significa lavoro, fenomeno che cresce con l'avvicinarsi delle festività natalizie, ad esempio nei negozi e nei centri commerciali. Con l'anno nuovo, si accentuerà ulteriormente e potrà travolgere il Natale, pausa ancora irrinunciabile ai giorni nostri. Con la strada delle liberalizzazioni aperta dal decreto Salva Italia (e confermata dalla Corte costituzionale) non esisteranno più isole dove rifugiarsi in cerca di un respiro più calmo o di una protezione dalla routine. Questo per combattere la crisi e alimentare un mercato più dinamico, ha precisato la Consulta.
Una corsa continua. Si può opporre una resa o tuffarsi nelle nuove opportunità, oppure ancora ci si può addentrare con prudenza. Smarriremo porti sicuri, dove sapevamo approdare per allentare la pressione della navigazione, secondo tappe scandite in modo ferreo e rassicurante. D'altro canto, acquisteremo altri vantaggi, che a poco a poco riusciremo a mettere a fuoco e a vivere fino a ritenerli scontati.
Adesso siamo in preda alla sensazione di aver rotto un argine e di non avere ancora colto dove stia andando il fiume, improvvisamente così rapido. Ma forse dovremmo avere il coraggio di spingere lo sguardo indietro, oltre che avanti, per capire che quella corsa non è iniziata ora.
Che un giorno, ad esempio, a un pranzo di Natale arrivò un drappello di parenti e si stupì che i fornelli tacevano ostinatamente: già quello era un confine superato, i pasti che avevano richiesto antichi saperi e sapori, di colpo venivano forniti da una gastronomia. Sembrò tutto più freddo, poi accettabile, infine normale, come la riduzione delle lunghe tavole. Riti collettivi che cambiano, riti che restano e mutano solo pelle. Questo Natale - ultimo baluardo come ieri lo era la domenica - sta facendo il suo ingresso, non maestoso, ma quasi di soppiatto. La tentazione di afferrarlo e tenerlo stretto c'è, ma quella sabbia continuerà a sfuggire dalle mani. Che forse ci sembreranno più vuote, o accarezzeranno nuove sensazioni.
Marilena Lualdi

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