Tremonti si difende: le cento e passa voci non sono mie, ha precisato l'ex ministro, "ma la mia disposizione riguardava il vecchio redditometro" (quello che esiste da '92, un semplice elenco di riferimento per stabilire chi è ricco e chi no e che, in pratica, non ha mai funzionato).
E così la bomba Redditometro è piombata su una campagna elettorale in cui ciascuno quasi si vergogna di pronunciare solo il nome di questo strumento. E tanta è stata la paura fra il governo e chi l'ha sostenuto, che alla fine il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera l'ha illustrato al popolo spiegando che questa "milizia armata" del Fisco non sarà poi così cattiva. Anzi si soffermerà solo sui discostamenti macroscopici - ma la tolleranza sulle spese sarà di mille euro al mese - e, comunque, non preoccupatevi, per il primo anno saranno giustificare le spese presunte abnormi, solo in 35 mila, meno dello 0,1% del totale dei contribuenti.
Ma allora, verrebbe da dire, è il caso di costruire un sistema così complesso e allarmare anche i cittadini più onesti? Il Fisco non ha altri mezzi di contrasto a una evasione che si mangia, secondo le stime più ottimistiche, almeno 120 miliardi di prodotto interno all'anno? Possibile che la gigantesca macchina con un altrettanto ciclopico apparato legislativo, non trovi di meglio che affidarsi alle statistiche Istat e sulle basi di queste, chiamare il cittadino presunto evasore per costringerlo a spiegare come e perché - ad esempio - i genitori gli abbiano donato un po' di soldi per convincere la banca ad accedere il mutuo casa?
No, il Fisco oggi avrebbe mezzi e tecnologie per agire in modo diverso, recuperare l'evasione con maggior certezza, su una platea più ampia di quello smilzo 0,1%, con più velocità ed efficacia e, magari, al tempo cominciare a ricostruire con il cittadino un rapporto più corretto.
Basta un dato: in Italia ci sono almeno 129 banche dati, censite dalla commissione dell'anagrafe tributaria. E ne mancano alcune. Tutte queste - il dipartimento delle Finanze ne controlla 21 - dovrebbero essere collegate in rete una con l'altra e scambiarsi i dati. E invece non lo fanno. Per la commissione a causa di "lacune, imperfezioni e incompletezze… riversano sull'anagrafe tributaria dati di bassa qualità, poco veritieri e scarsamente aggiornati" e ha aggiunto che dispongono già di abbondanti informazioni, tali da non averne bisogno di altre.
Il nodo sta tutto qui: se il Fisco può spiare nei nostri conti, può spulciare bilanci aziendali e tiene d'occhio tutti i flussi interni ed esteri attraverso le 129 banche dati, perché affidarsi a un Redditometro quando potrebbe avere la fotografia economica di ciascuno di noi con un semplice click? Da tener presente che, spiega la stessa commissione, con tutta questa mole di dati già oggi si potrebbe non solo recuperare l'evasione, ma anche semplificare la vita del cittadino e risparmiare non poco, compilando e inviando nelle case già tutte le dichiarazioni necessarie, dall'Irpef all'Imu. Già calcolate e definite. Troppo semplice? Forse è per questo che ci s'inventa sempre qualcosa di nuovo. E inutile.
Umberto Montin
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