Un "più" non sarà una rondine e non porterà da solo la primavera. Ma racconta molto della crisi, dei suoi volti e delle reazioni orgogliose che si possono innescare.
Così il rapporto di Intesa Sanpaolo sui distretti - analizzando la crescita dell'export nei nostri due distretti - consente di svelare o non dimenticare storie preziose in un momento così cupo. Storie che ci servono per capire dove stiamo andando e da dove non dobbiamo allontanarci.
Il tessile, prima di tutto. Non solo ancora vivo, ma rafforzato dalle ferite degli anni passati.
Il 2012, anno terribile per la maggior parte dei settori, registra il suo sforzo - in parte premiato - di riprendere le energie e soprattutto di conquistarsi un crescente mercato. La formula magica qui è lusso e sembra stridere con le difficoltà quotidiane dei nostri tempi. Ma conferma un risvolto di questa crisi: alimenta il divario tra chi può permettersi sempre di più e chi si trova purtroppo a considerare lusso l'essenziale di pochi anni prima.
Asticella che si sposta anche geograficamente, come è documentato dai risultati delle aziende comasche nelle fiere internazionali più recenti. L'anno si era aperto con Pitti e gli espositori lariani accoglievano il crescente interesse di Cina e Russia; con Milano Unica si lasciavano riscoprire pure dagli Stati Uniti, che tornavano a Canossa allontanandosi dai prodotti asiatici.
Perché - e qui si affaccia il filo con l'altro distretto, quello brianzolo dell'arredo - la qualità abita in queste terre e si nutre del loro febbrile studiare, operare, innovarsi senza tradirsi. Qualità non è un mero slogan, bensì nasce da una fedeltà a se stessi e ai propri valori. La crisi non è riuscita a cancellare questi ultimi, anzi ci ha insegnato che si finisce più facilmente nell'abisso calpestandoli o snobbandoli.
Se si entra - a volte a fatica, perché l'imprenditore è comprensibilmente geloso del suo mestiere e non gli importa mettersi in mostra - nelle aziende che portano avanti questa tradizione, si scoprono piccole e grandi opere d'arte, più che prodotti. E si trova un serbatoio di fiducia prezioso a cui attingere.
Questi due distretti stanno raccontando con il loro lavoro quotidiano storie, non favole. Chi esporta oggi, resta un eroe come è stato sottolineato da più esponenti del mondo produttivo lariano.
Tra regole che sembrano confezionate apposta per frenare e la concorrenza sleale che non si lascia domare affatto. Proprio in questi giorni il passo avanti del regolamento europeo sul made in Italy ha innescato nuove speranze di una maggiore tutela, ma con cautela, come ha rimarcato Sistema Moda Italia: forti sono le resistenze di altre nazioni che non hanno più un'industria manifatturiera.
Noi, quell'industria, l'abbiamo ancora e lo deve soltanto a se stessa. Eccola andare avanti in silenzio e collezionare una serie di "più", esili o robusti.
Non offre favole, ma una morale sì: la qualità è un seme che sa resistere alle stagioni incerte e persino a quelle ostinatamente tempestose. Chiede però di essere innaffiata con opportune dosi di buon senso da parte di chi ha il potere di farlo e invece sembra ancora impegnato a soffocarla con una selva di ostacoli. Ci si può salvare da soli, ma i finali con un rassicurante "per sempre" si scrivono insieme. Lo insegna - anche - la crisi.
Marilena Lualdi
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