Comaschi in scena
Lasciamoci stupire

“Signore e signori, ecco a voi i comaschi”. Questa sera il sipario del Teatro Sociale si aprirà per uno spettacolo che ha dello straordinario. Dovremmo esserci abituati, ormai, dal momento che accade per il terzo anno consecutivo, ma in casi come questi è bene accantonare l’abitudine, la routine e lasciarsi stupire ancora una volta. Stupire dallo spettacolo di duecento e più persone che hanno sacrificato tempo ed energie per un progetto collettivo, un’esperienza comune con pochi precedenti in Italia e non solo. Lasciamoci stupire per la terza volta dai comaschi in scena, protagonisti e non spettatori, che nulla hanno da invidiare a quelli che prendiamo sempre come esempio siano svizzeri, tedeschi, del lago di Garda, di altre città o di altri rami. No, in scena vanno proprio i comaschi, grazie a 200.com “Progetto per la città”, nato per celebrare i due secoli del Teatro Sociale. Una scommessa che si sta vincendo alla grande, che ogni anno diventa più difficile ma più stimolante.

Si era partiti nel 2013 con i Carmina Burana, spettacolo in cui serviva sostanzialmente un coro. Il difficile, oltre a qualche ardito passaggio nella partitura, era superare lo scoglio dell’inizio, come in ogni esperienza che coinvolga tanta gente. Lo scoglio è stato superato egregiamente da avvocati, medici, studenti, insegnanti, casalinghe e pensionati, qualcuno già esperto e qualcuno no, che ogni lunedì sera si ritrovavano per inneggiare in latino alla Fortuna o intonare versi allusivi in tedesco maccheronico anziché assopirsi davanti al filmone in tv. E sarebbe stato un gran risultato soltanto questo.

Dopo i “Carmina Burana” il progetto è proseguito con il primo salto di qualità: la “Cavalleria Rusticana”, primo confronto con il melodramma, con gli ingressi in scena e le uscite, i costumi, la mimica e così via. Insomma, con un’opera vera, sia pure breve e di un solo atto. L’ulteriore “step” è quello dei “Pagliacci”, altro caposaldo del verismo italiano, altra tragedia sanguinolenta ambientata in un paesello del Sud che se da un lato ha ridotto gli interventi del coro dall’altro ha complicato messa in scena, movimenti e costumi. I progressi dei nostri concittadini-attori-cantori li vedremo da stasera. Con tutte le attenuanti del caso: sfidare il caldo del ciclone Flegetonte e le zanzare autoctone truccati da Pierrot non è il massimo, effettivamente.

Ma non è la perfezione teatrale-musicale lo scopo principale di 200.com, progetto che non è azzardato definire un vero colpo di genio. Guardiamo i risultati: è stato capace di riunire, interessare, stimolare e appassionare forze che la città forse non immaginava nemmeno di custodire. Ha reso il teatro ancora di più patrimonio comune, ha accresciuto lo spirito di appartenenza e ha pure soddisfatto l’umanissimo desiderio di apparire che è un po’ in tutti noi. Inoltre il progetto ha creato tra i partecipanti una “community” assolutamente trasversale per età, professioni, interessi. Una comunità nella comunità, a Como, laddove è pensiero diffuso che il comasco sia poco propenso ad esperienze del genere.

Insomma, dall’esempio del Teatro Sociale ci arriva un filotto di smentite ai luoghi comuni che nemmeno un simposio di sociologi sarebbe stato capace di intaccare. Non solo. Quel palco ha dato e dà un po’ a tutti un’iniezione di fiducia, di consapevolezza, di orgoglio collettivo. Ci consegna un prezioso patrimonio che dovrebbe aiutarci ad affrontare e, magari, a risolvere i problemi di questa nostra, splendida città. Sipario.

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