Como, la città
delle non soluzioni

Difficile resistere alla tentazione del calembour. Qualche giorno fa, il titolo di un’analisi sulle scelte del centrodestra per i candidati sindaci “forti” di Como e Olgiate era “svolta a destra”. La vicenda di piazza San Rocco, divenuta virale per commenti sul nostro sito e sui social media in generale, potrebbe essere sintetizzata con un “non svolta a sinistra”.

La decisione dell’amministrazione comunale, peraltro sacrosanta in ossequio al codice stradale, di collocare i jersey per impedire a coloro che scendono dalla Napoleona di risalirla orientando le ruote, guarda caso, a sinistra, potrebbe però diventare emblematica del percorso compiuto finora dal governo cittadino. Che oltre ad avere svoltato pochino a sinistra, rischia di traslocare nella storia come quello delle “non soluzioni” o delle soluzioni pasticciate.

Il tampone applicato in piazza San Rocco dall’assessore Paolo Frisoni e dalla polizia municipale contro l’emorragia di infrazioni stradali non sanzionate, in assenza però di un piano B che eviti a un automobilista di farsi un tour di mezza città per cambiare senso di marcia, assomiglia maledettamente a tante altre iniziative sicuramente encomiabili ma messe in atto con una strategia degna del miglior Gatto Silvestro dei cartoni animati. A cominciare dalla pedonalizzazione delle piazze avviata prima del restyling, in atto ora, dei medesimi spazi. Per continuare con via Rubini e i parcheggi per le moto, utilissimi, ma che obbligano le auto a forzate e un po’ azzardate gimkane. A pensarci bene tutto era cominciato nei primi mesi dell’amministrazione Lucini con il paletto sullo spartitraffico di via Briantea contro cui era subito rovinato uno sventurato ciclista.

La barriera posta ai piedi della Napoleona, ed esecrata, a torto almeno sul piano formale, da tanti cittadini su quattro ruote che l’anno prossimo saranno chiamati alle urne, rischia di rappresentare un’altra “non soluzione”. Che non salva né la capra del Comuni né i cavoli dei guidatori. Nel senso che gli automobilisti, lo abbiamo dimostrato sul giornale di ieri e lo facciano anche su quello che state tenendo in mano, continuano a fare l’inversione poco più un là con, stando almeno ai dati forniti da palazzo Cernezzi sulle contravvenzioni emesse, un rischio di sanzione non elevatissimo. Tant’è che un lettore che transita spesso da quelle parti e premette di aver sempre agevolato l’altrui manovra proibita, ieri ha chiamato La Provincia per suggerire di installare altri jersey e complicare la manovra azzardata.

Ma con gli ostacoli, allo stesso tempo, non si risolve l’annoso problema della razionalizzazione della viabilità nella zona che è alla fine il nocciolo della questione. Se si costringono i conducenti a fare lunghi giri per modificare la propria direzione, questi continueranno, pur sbagliando, a cedere alla tentazione di sfidare la sorte e la legge stradale.

Il tutto, nelle parole dell’assessore Gerosa, è rimandato all’adozione di un piano del traffico che chissà quanto arriverà. Oppure, nell’impressione generale, addirittura alla sistemazione dell’area Ticosa già in programma per il primo giorno dell’antico calendario ellenico.

Alla fine, il vero colpo di scena di questa “non soluzione”, è la tempistica della decisione: un anno prima del voto, con una coalizione già ad alto tasso di impopolarità per l’altra colossale “non soluzione” del lungolago e le soluzioni pastrocchio adottate in altre situazioni quali le sopraccitate piazze rischiano di trasformare il tentativo di un Lucini bis in una bella crociera sul Titanic.

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