Como, la politica
che trasloca i problemi

Di decoro ci sarebbe anche quello istituzionale. Di un Consiglio comunale a Como, in cui, su un tema come il bilancio, si consumano vendette, viaggiano segnali e avvertimenti di bassa politica. Ma il sindaco e il principale partito di maggioranza con una doppia sortita scoprono che il primo problema di questa città è un altro decoro. Neppure quello dei tanti punti degradati, sporchi, o dei marciapiedi sconnessi, dell’illuminazione pubblica a singhiozzo, dei giardini a lago in attesa di un Godot che li renda dignitosi per le migliaia di turisti scaricati lì dai bus, o del traffico in costante peggioramento e dell’inquinamento.

No l’unico decoro che conta è quello dell’ex chiesa di San Francesco, con i senzatetto che vi passano le notti nei loro giacigli sporchi e improvvisati. Benvenuto dottor Landriscina, o meglio, ben tornato a Como, perché se si accorge solo ora di un problema oggettivo anche, ma non solo, dal punto di vista del decoro, vuol dire che negli ultimi anni è stato altrove, o non è uscito dal suo ufficio in municipio, oppure ha bisogno dell’aiuto di un collega per fare la prova dei riflessi.

Non è per mancare di rispetto. ma c’era da aspettare fino ad adesso per comprendere che lì potrebbero essere necessarie, anche se certo non sufficienti, “azioni repressive” a tutela dei residenti? Allora hanno ragione i volontari che da tempo si danno da fare nella zona a infuriarsi. Perché loro la situazione la conoscono meglio di tutti, l’hanno più volte evidenziata e denunciata. Cosa ne hanno ricavato dal Comune? Qualcosa non dissimile dalla parola con cui Totò chiude un film e che dà il titolo a quella pellicola: “Arrangiatevi!!!”.

E poi, signor sindaco, mentre i senzatetto continuavano a bivaccare di fronte all’ex chiesa due passi più in là della Città Murata, il Consiglio comunale, parecchi mesi fa, approvava, con il suo voto favorevole, una mozione per la realizzazione di un dormitorio pubblico. Il tempo trascorso tra quella decisione è oggi era più che sufficiente per attrezzare uno struttura e il problema sarebbe stato risolto, o comunque, coloro che con ostinazione fossero andati avanti a passare le notti a San Francesco, non avrebbero avuto più alibi, forse giustificando anche le “azioni repressive”. Per amministrare bene una comunità, ha detto l’altra sera in tv, Giuseppe Sala, sindaco di Milano, è necessario coniugare sviluppo e solidarietà. E il capoluogo lombardo ormai è diventato un modello, lontanissimo da Como nonostante disti solo qualche decina di chilometri. Perché qui di sviluppo ce n’è poco e di solidarietà, almeno da parte dell’amministrazione comunale, nulla. La proposta che la Lega vuole discutere e approvare in consiglio comunale per chiudere i senzatetto fuori dagli spazi di San Francesco dopo aver montato delle grate, magari farà la fine della mozione per il dormitorio e resterà lettera morta. Oppure no. Con il risultato di spostare il problema. Già, a Como ci sono forze politiche che sembrano imprese di trasloco dei problemi. Perché una cancellata non può cancellare, scusate il gioco di parole, la situazione dei disperati che non hanno un giaciglio per la notte. E, ripeterlo giova, solo l’offerta di una struttura di accoglienza potrebbe rappresentare una soluzione, per le ragioni già esposte. Proporre una recinzione, come si fece per l’autosilo in via Mulini quando era diventato un rifugio notturno, appare solo un’esibizione muscolare in vista della successiva, da un’altra parte. Sollievo, dovuto e sacrosanto, per i residenti del quartiere attorno a San Francesco, nuovi disagi per altri cittadini. Purtroppo, nella società attuale, solo la riproposizione del problema e una sua solo apparente soluzione sembra pagare dal punto di vista elettorale. Riflettiamoci. Perché così non si fa molta strada. E non si porta sviluppo a una città, dove la voce della solidarietà e forse anche quella della ragionevolezza è diventata flebile. Chissà perché. Como non era questa. E l’unica speranza è che i comaschi, prima o poi se ne rendano conto.

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