Dove arriverà l’arca di noè
del governo bisConte

Partirà, la nave del governo partirà. Dove arriverà? Questo non si sa. Chissà se la crisi più pazza dell’italica storia avrebbe fatto sorridere il triste Sergio Endrigo, autore di questa “Arca di Noé” che, in fondo, a essere cattivi somiglia un po’ all’esecutivo BisConte, magari anche nel senso cattivo di “più gente entra, più bestie si vedono”. Però ci sono due nocchieri, anche un po’ profeti specie uno che questa Arca l’hanno costruita e varata e forse influenzeranno anche la rotta. Si chiamano Beppe (Grillo) e Matteo (Renzi). I disegno del natante forse, almeno per un tratto di strada coincide con il loro, poi ciascuno dei due si perderà in un mare aperto dove non è detto, anzi, che ci si possa ritrovare e riprendere la comune navigazione. Per ora l’obiettivo, specie di Renzi, è lasciare a secco l’altro Capitano e altro Matteo: Salvini. Poi l’ex comico nella sua second life politica forse ha qualche idea sul Movimento che ha fondato, lanciato a colpi di Vaffa, fatto crescere prima di abbandonarlo in altre mani magari non proprio sapienti come quelle di Giggino Di Maio, Alfano due la vendetta: uno che senza il quid fa collezione di ministeri pesanti. Ora Beppe medita di mutare la sua creatura in una sorta di sinistra 4.0 tra l’ecologismo di Greta e le istanze sociali che si sono aperte con la globalizzazione e sono rimaste irrisolte anche per l’incapacità della sinistra tradizionale rimasta piazzata e entrata nel tunnel che ha contribuito ad alimentare la crescita del populismo e della destra sovranista e radicale, lontana mille miglia da quella liberale che dopo Cavour, in Italia, pochi o nessuno sono riusciti a interpretare al meglio.

Del resto, Giambattista Vico ce lo dice da più di 300 anni, la storia si ripete. Non fu la crisi del socialismo e della socialdemocrazia nel quadro terremotato post Prima Guerra Mondiale a favorire l’ascesa delle dittature di destra nell’Europa di allora che non aveva gli anticorpi di quella di oggi?

Tornando alle nostre miserie, l’alleanza con il Pd, impensabile fino a pochi mesi fa ma lasciata a covare sotto la cenere e poi difesa a tutti i costi è un passaggio tattico della strategia di Grillo. Un altro è l’avvicinamento in Europa ai Verdi che pure, al contrario dei pentastellati, non hanno votato per Ursula Von Der Leyen. Un passaggio quest’ultimo da parte dei grillini, dna anti Europa tradizionale, ancora oscuro ma presagio dell’imminente abbraccio con i Dem.

Intanto Renzi che, secondo i retroscenisti avrebbe mantenuto, prima della rottura, un canale segreto con l’altro Matteo per spartirsi le spoglie pentastellate, medita come un’Amleto con nelle mani il cranio di uno dei tanti da lui rottamati. Restare nel Pd e tentare di riprenderselo o sbattere la porta per fondare una nuova forza di centro in grado di calamitare i tanti voti moderati in libera uscita? Operazione, attenti, che potrebbe essere tentata anche dalla cabina di comando del Nazareno, specie se i Cinque Stelle 4.0 di Grillo facessero breccia nei “cuori rossi” dell’elettorato. Strategie diverse quelle dei due, ma non in conflitto, che potrebbero favorire un ritorno al bipolarismo, auspicabile se non altro in nome della chiarezza sul fronte della governabilità. Da quando i poli sono diventati tre con l’esplosione dei 5Stelle e con due leggi elettorali diverse, abbiamo avuto governi che non rappresentavano almeno nell’interezza, gli intenti degli elettori. Compreso, con buona pace di coloro che domani andranno in piazza a manifestare contro quello appena nato, il precedente gialloverde.

Insomma l’operazione di Grillo e Renzi potrebbe anche, se così sarà, portare chiarezza nel quadro politico. Molto dipenderà dalla tenuta del governo almeno per i due anni che ci separano dell’elezione del successore di Sergio Mattarella al Quirinale, e anche da quanto succederà nelle prossime elezioni regionali, se l’alleanza giallorossa, magari un po’ camuffata, sarà riproposta. Un’evoluzione che potrebbe contaminare anche il centrodestra per ora schiacciato e dominato dal posizionamento sovranista di Salvini e Meloni ma in distonia con buona parte degli assetti europei dove le forze politiche omologhe a Fdi e all’attuale Lega non hanno possibilità di accedere all’area di governo, per tacer di ciò che è accaduto a Bruxelles e Strarburgo dopo le elezioni del 26 maggio scorso che hanno reso irrilevante l’apporto sovranista.

Quante cose trasporta l’Arca di Noè con al timone il Conte Due. Si vedrà se uscirà dal diluvio, e noi con lei, se porterà a un nuovo mondo più limpido e trasparente anche nella politica o farà naufragio.

@angelini_f

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