Elezioni, la Lega
alla prova di Cantù

“Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi elezioni”, era la fortunata parodia di una delle più poetiche canzoni di Lucio Battisti. E invece ci saranno parecchie cose da capire nella poderosa tornata per la scelta di quasi 100 nuovi sindaci e altrettanti consigli comunali in provincia di Como domenica 26 maggio, quando tutti gli elettori del territorio saranno chiamati ad eleggere anche il nuovo parlamento europeo.

Ma restiamo alle amministrative, un’elezione significativa per testare il termometro della politica sul territorio che, negli ultimi anni, ha registrato parecchie oscillazioni. Senza girarci troppo intorno, il leit motiv è l’eventuale consacrazione della Lega come forza politica egemone nel Comasco. Molti indizi vanno in questa direzione. Il partito di Salvini, potrà giovarsi dell’effetto trascinamento delle europee considerate un “crinale” storico per il Carroccio sovranista. Cinque anni fa, il 40% toccato dal Pd di Matteo Renzi nella corsa a Strasburgo rappresentò un balsamo per il centrosinistra comasco che espugnò molti Comuni storicamente in mano al centrodestra, Mariano su tutti.

La Lega, che sente odore di rivincita, questa volta può avvalersi anche del ruolo di sottosegretario al ministero dell’Interno ricoperto da Nicola Molteni, numero uno del movimento sul territorio. Una carica che mai era stata conquistata né da un esponente lariano di Forza Italia né da uno del Pd ai tempi in cui questi partiti sono stati alla guida del governo e neppure da un parlamentare di lunghissimo corso come Alessio Butti, ora eletto a Lecco con Fratelli d’Italia ma sempre attento a marcare il suo territorio di origine.

Se il ruolo di governo di Molteni può far bene agli ex lumbard, tutti da scoprire sono gli effetti del caso Cantù, il secondo Comune della provincia di Como che torna alle urne dopo le vicissitudini legate al caso Arosio, il sindaco eletto due anni fa e poi decaduto per un appalto del Comune al fratello. Una vicenda culminata nel sostanziale e progressivo allontanamento dell’esponente leghista dall’istituzione e dal partito. Sul voto nella Città del mobile, poi, non può non pesare il riverbero del processo per le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella movida di piazza Garibaldi. Su questo contano, con ogni probabilità le opposizioni del Pd e di Lavori in Corso per riaprire dei giochi che solo pochi mesi fa apparivano chiusi a tripla mandata. Se la candidata di centrodestra, Alice Galbiati, non dovesse farcela al primo turno, potremmo vederne delle belle. Non è un caso che Matteo Salvini abbia scelto la piazza brianzola per lanciare, oggi a mezzogiorno, la campagna elettorale nel Comasco.

Con i Cinque Stelle in apparenza destinati a toccare pochi palloni per la loro natura di movimento non molto affine con il tessuto sociale del Nord del paese, il centrosinistra dove ancora sanguinano le ferite del 4 marzo 2018 rischia una debacle, non potendo neppure contare su quei tatticismi che gli hanno consentito di giocare un ruolo incisivo anche in chiave anti Lega nelle elezioni provinciali, a cui non partecipano, però, i cittadini. Anche Forza Italia, che ha rinunciato ad avventure suggestive quanto rischiose nelle alleanze in alcuni Comuni, vive una fase travagliata e gravida di incertezze. Il rischio è un destino di “portatori d’acqua” al Carroccio dominante. Un altro centro focale nella consultazione del 26 maggio è quello di Tremezzina dove Mauro Guerra tenterà di prolungare il suo regno in questa enclave rimasta a sinistra grazie alle capacità e al carisma dell’ex parlamentare capace di cogliere con maggiore tempismo e incisività rispetto alla città di Como, l’impetuoso vento dello sviluppo turistico. Conterrà anche l’effetto “variante”, finalmente incanalata verso l’apertura dei cantieri e già affollatissima dei cappelli messi da tutti gli esponenti politici di ogni colore, eccezion fatta per i pentastellati. Infine le elezioni del prossimo mese rilanciano e con maggior forza l’allarme per la disaffezione all’impegno amministrativo. Sono sempre di più i Comuni in cui una sola lista corre contro il quorum del 50 per cento più un voto, rischiando di perdere. In due paesi, Campione d’Italia e Plesio, addirittura, non vi sono candidati. Un tema che ha bisogno di una riflessione e di interventi normativi che incentivino alla fusione dei piccoli centri e garantiscano maggiori gratificazioni e minori rischi a coloro che decidono di mettersi in gioco per il bene della collettività.

Il tema della campagna elettorale che comincia oggi, dopo il deposito delle liste, sarà il tentativo di alcune forze anche e magari soprattutto nei confronti degli alleati, di far deragliare un convoglio che sembra avviato lungo una rotta già tracciata.

@angelini_f

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