Il sindaco di Como
Un mestiere difficile

Fare il sindaco, oggi, è un mestiere infernale. In particolare a Como. Casse con le ragnatele, uffici e dirigenti messi fuori uso o sbalestrati dal caso paratie e una città in cui i problemi non mancano. Una volta era tutto più facile. Roma elargiva fondi come un idrante lasciato aperto e le stanze di palazzo Cernezzi pullulavano di funzionari e impiegati preparati ed efficienti. Non era difficile trovare la quadra. Bastava avere le idee chiare, mettere d’accordo i politici, alleati e magari anche avversari (questa era la difficoltà maggiore), poi si partiva e si arrivava in fondo, anche se la burocrazia astrusa e avvolgente come un pitone era più meno la stessa di oggi. Così è nata la Como che abbiamo imparato a conoscere. Una città con un centro gioiellino, la risorsa del lago ante paratie valorizzata dalla passeggiata di villa Olmo, edifici scolastici adeguati e servizi all’altezza. Una città tutto sommato migliore di tante altre, grazie anche all’opera dei sindaci che si sono succeduti in via Vittorio Emanuele, ma che ora si trova di fronte a rinnovate sfide a cui occorre dare qualche risposta.

Ci sono ottime ragione per spiegare questa ormai lunga partenza dell’amministrazione guidata da Mario Landriscina, con il freno a mano tirato. L’evidenza dei fatti che, peraltro non sempre, anzi, corrisponde alla realtà, ci offre l’immagine di una giunta impegnata per lo più a contrastare il complesso fenomeno dell’immigrazione con tutto ciò che si porta dietro, compresi i questuanti che ogni giorno si incontrano nelle zone più affollate della città. Ci sono dei problemi dietro questi aspetti sociali, negarlo è da ideologia degli stolti. E c’è un traino politico che indrizza queste azioni decise a palazzo Cernezzi. Anche questo non lo si può nascondere. Le domande da porsi ora, che forse si stanno anche facendo nel palazzo sarebbero due: “Sono davvero le priorità di Como?” “Una volta sciolti questi nodi, possiamo dire che la città è a posto?”. Non è difficile opporre un doppio e risoluto “no” ai due quesiti. E allora l’amministrazione potrebbe ripartire da questa riflessione per tracciare la road map di un’azione che non ha davanti tempi oceanici. Il mandato dura 5 anni, uno è già quasi trascorso. È possibile la rielezione del sindaco ma solo per un altro giro di valzer. E due lustri, nel mondo globalizzato che va molto più veloce di prima nelle trasformazioni, volano davvero.

Allora non sarebbe il caso di mettere la testa, quella del sindaco, dei suoi assessori, dei partiti che lo sostengono e ,volendole coinvolgere, anche delle forze di opposizione per individuare poche priorità e concentrarsi su queste? Di carne al fuoco ce ne sarebbe per pantagrueliche grigliate. L’economia, innanzitutto. C’è turismo che cresce in maniera un po’ disordinata e andrebbe coltivato poiché rappresenta e ancora una fetta minoritaria del nostro Pil, ma offre notevoli potenzialità che però potrebbero non essere infinite senza un consolidamento. A rimorchio arriva la cultura. Il sindaco ha voluto tenere per sé del delega ma pare averla nascosta in qualche angolo del Comune. Dopo l’apparizione di Sgarbi si è saputo poco. Non sarebbe il caso di individuare una figura ad hoc ,visto che l’agenda del primo cittadino fatica a contenersi nelle copertine? E da qui discende il pasticcio del capo di gabinetto. Senza scomodare, di nuovo, gli illustri del passato, la figura resta centrale come cinghia di trasmissione dell’amministrazione. Se ne cerchi una adeguata, pazienza se fosse anche ignota al cerchio magico del primo cittadino. Conta la competenza. Sospeso è anche il problema del traffico soffocante, com’è stato soffocato in culla il piano dell’amministrazione precedente che, magari non perfetto, era comunque qualcosa. Cosa ha in serbo l’attuale governo comasco? Al netto dei “moloch” lungolago e Ticosa si potrebbe andare avanti fino alla prossima edizione del giornale. Ma c’è da credere che Landriscina e i suoi non ne abbiano bisogno più di tanto. I problemi di Como li conoscono bene, ora è il caso di fare le presentazioni anche con qualche soluzione. Perché quello del sindaco di Como è un mestiere difficile, ma qualcuno deve pur farlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA