La luna ci salverà
Un “Ordine” speciale

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Chi non sente il bisogno, oggi, di spingere lo sguardo oltre il dito per riabbracciare la Luna? Non può che fare bene alzare gli occhi, in un Paese, e in una città, dove troppo spesso, come lo stolto del proverbio cinese, ci limitiamo a scrutare, e criticare, chi ci indica sogni o visioni per vivere meglio, invece di mettere assieme risorse e competenze per affinare i progetti e cogliere le sfide dei tempi di grandi cambiamenti in cui viviamo. Allora ben venga un anniversario, quello del 50° dell’allunaggio, che da un lato ci ricorda quanto siamo piccoli nell’universo, ma dall’altro anche di quali imprese siamo capaci noi esseri umani. In questo 2019 la ricorrenza lunare si allinea magicamente con quella del 500° della morte di Leonardo da Vinci e anche con un altro 500°, forse meno pop, ma da non sottovalutare, quello del primo viaggio attorno al mondo di Magellano... e del suo luogotenente Pigafetta, al quale dobbiamo l’eccezionale diario di quel viaggio, in cui partirono 237 uomini e ne tornarono 18. L’italiano Pigafetta, perduto anche il suo comandante, riportò in Spagna non solo i superstiti, ma soprattutto la consapevolezza che la Terra fosse rotonda e che tutti i popoli che la abitano, pur straordinariamente differenti, hanno sempre qualcosa di cui poter parlare tra loro.

Ma torniamo al nostro satellite. Come per Leonardo, al quale abbiamo dedicato un numero speciale del nostro supplemento domenicale “L’Ordine lo scorso 24 marzo, domani riserveremo la stessa attenzione alla Luna. In entrambi i casi con un po’ di anticipo rispetto alla ricorrenze ufficiali perché, proprio come per il genio vinciano cui è ispirato il festival Le Primavere, anche in questo caso abbiamo colto l’occasione di un altro festival importante che sta per partire a Como, quello della Luce, e che avrà come leitmotiv l’astro più luminoso delle nostre notti. Temi suggeriti da chi scrive ai comitati organizzatori delle due kermesse, così come quello che seguirà ParoLario, e che verrà svelato al momento debito, pensando alle connessioni tra le ricorrenze importanti di questo 2019 e l’identità comasca (pensate, per esempio, che il diario di Pigafetta fu ritrovato e dato alle stampe da Carlo Amoretti, amico di Volta e allora conservatore della Biblioteca ambrosiana), ma anche a quelle che legano tra loro i festival lariani, i quali, ciascuno per proprio conto, ma ancora di più quando si creano sinergie e continuità nella programmazione, stanno dando una spinta alla nostra comunità, le stanno offrendo delle occasioni per crescere culturalmente, per aggiornarsi, per ripensarsi, e anche per rendere più viva e stimolante la città.

In tutto questo “L’Ordine” vuole essere, come sempre, un serbatoio di idee, analisi e spunti di riflessione, utili per far carburare i pensieri individuali e collettivi. Ecco, dunque, che la Luna ci riporta alle comuni origini non solo della nostra civiltà (era il dio più importante dei Sumeri, come scrive l’archeologa Flaminia Cruciani), ma anche della nostra stessa esistenza (senza di lei, afferma il fisico quantistico Giulio Casati, le oscillazioni del nostro pianeta sarebbero tali da impedire la vita), ci ricorda la cultura perduta dei nostri avi, che già nella Como protostorica sapevano calcolare i cicli lunari (lo spiega l’archeolostranomo Adriano Gaspani), e poi ha ispirato un patrimonio di poesie e canzoni indimenticabili (di cui scrive per noi uno che ne ha firmate alcune molto belle, Massimo Bubola). Non siamo ingenui, dietro alla corsa allo spazio vi erano interessi fortissimi, e ci sono state ingiustizie colossali, come ricorda Gavino Puggioni incrociando i destini dell’ebrea Suska, illustratrice di “Un viaggio alla luna” morta nei campi di sterminio, e del maggiore SS Wernher Von Braun, passato per reciproco interesse con gli americani e divenuto capo della missione Apollo 11. Interessi politici ancora forti, tanto che ora a puntare alla conquista dello spazio è, non a caso, la Cina, potenza arrembante da cui ci manda una aggiornatissima corrispondenza Emma Lupano. Ma il fatto che tra gli obiettivi del programma spaziale cinese vi sia quello di creare una base lunare condivisa con russi e americani, pare un piccolo, ma significativo, passo in avanti, nella storia contorta dell’umanità. Un passo verso l’acquisizione, ancora lontana, della consapevolezza che nemmeno il più famoso, più ricco o persino il più intelligente degli uomini, davanti alla Luna, vale più del pastore errante dell’Asia di leopardiana memoria, che in fondo altri non è se non il nostro antenato comune, il quale ancora, se cercate bene, ci abita dentro.

Eppure, arrivati all’ultimo verso del capolavoro del grande recanatese (anche lui portatore di un anniversario importante: il bicentenario dell’“Infinito”), è lecito, e pure giusto, non arrendersi alla conclusione che «è funesto a chi nasce il dì natale». Forse proprio la poesia, con cui si apre il numero speciale de “L’Ordine” e che è giunta sulla Luna ben prima di Neil Armstrong (anche Dante vi approdò, con Beatrice, nel secondo canto del Paradiso), ci può ancora offrire un’ancora di salvezza, uno scarto, un punto di vista inedito. Quattromila e più anni dopo la prima poetessa della storia, che, scoprirete sempre su “L’Ordine” di domani, era la sacerdotessa del dio Luna degli Accadi, vale ancora e sempre la pena aprire un libro, per leggere, ad esempio, una poesia dal titolo volutamente già sentito, “Alla luna”, come questa di Vivian Lamarque: “Oh essere anche noi la luna di qualcuno! / Noi che guardiamo / essere guardati, luccicare / sembrare da lontano / la candida luna / che non siamo”.

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