La tragedia di Sana
tra ignavi e ipocriti

Mentre i demagoghi comiziano, le tragedie avvengono. C’è qualcosa di terribile e pedagogico, una sorta di tragico contrappasso alle cialtronate dei nostri statisti da strapazzo nella vicenda di Sana Cheema, la ragazza italiana - italiana! - uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato dalla sua famiglia. Un contrappasso che sembra ideato dal filo del destino per sbugiardare tutta la retorica pro migranti e anti migranti - due retoriche contrarie non si elidono, si sommano - e far capire a tutti quelli che hanno ancora voglia di ragionare, piuttosto che di ululare e sbraitare e ruttare all’osteria del paese, che la vita reale esiste. Ed è spietata e implacabile e se ne frega delle chiacchiere e dei distintivi degli scappati di casa del governo e dell’opposizione.

La vicenda è nota ed ha vissuto nei giorni scorsi un passaggio intollerabile. Sana, 25 anni, con casa e lavoro a Brescia, è stata strangolata nell’aprile scorso in Pakistan dove era tornata per trovare la famiglia. E lì era scattato il delitto d’onore, perpetrato da padre e fratelli - tutti rei confessi - con l’appoggio e l’omertà di madre, zio e cugini, per i quali era inaccettabile che lei volesse tornare dal fidanzato in Italia e volesse vivere all’occidentale, da giovane donna perfettamente integrata. Avrete già letto nelle cronache del funerale celebrato in fretta e furia, della falsa diagnosi di morte per infarto, della nuova autopsia, della ritrattazione dei colpevoli durante il processo, della sentenza farsa con l’assoluzione di tutti gli imputati. Sana è stata uccisa, ma non si sa da chi. Punto. E questa storia fa il paio con quella del 2006 di Hina Saleem, pure lei bresciana, fidanzata con un operaio italiano, assunta in una pizzeria, contraria a un altro matrimonio combinato e, quindi, sgozzata come un maiale dai parenti e sepolta nel giardino di casa. Anche lei voleva vivere all’occidentale.

E proprio mentre la cronaca dovrebbe indurre a pensieri profondi e nobili e ad atti coraggiosi e lungimiranti, la canea dei politicanti riesce a fare carne di porco pure di questo. Da una parte i demagoghi dell’accoglienza a prescindere, del prendiamoli tutti, delle altre culture che sono tutte migliori della nostra perché, diciamoci la verità, la nostra cultura fa schifo, anche se mettono sotto i piedi le nostre regole, la nostra civiltà, le nostre leggi, la nostra Costituzione. Chi controlla se i diritti inalienabili degli esseri umani e delle donne sono rispettati in quelle famiglie? Chi controlla se in quegli ambiti sociali ci sono persone segregate? Chi verifica che imparino l’italiano, che mandino i bambini a scuola, che non pratichino mutilazioni sessuali, che i veli e i vestiti siano figli di una libera scelta e non della costrizione e delle botte, che le predicazioni siano solo religiose e non anche eversive e terroristiche? Macché, va tutto bene, il problema non esiste e chiunque ponga questo tema dirimente del rispetto delle regole del paese nel quale si viene ospitati si becca del razzista, del fascista, del nazista.

Dall’altra i demagoghi del cacciateli tutti a casa loro, del tanto sono tutti uguali, tanto hanno tutti la rogna e le malattie e le zecche e la scabbia e la peste bubbonica e sono venuti qui a rubare il lavoro a noi e a stuprare le nostre donne e infettare le nostre panchine e camel barcheta e te turnet a cà e spara al negro e dagli allo zingaro e porti chiusi e viva i muri e la pacchia è finita perché, diciamoci la verità, quelle lì saranno anche state italiane ma erano pur sempre delle pakistane di merda, e tutto il resto dei liquami che ingorgano i social e il resto della fogna digitale. Dimenticando che i famosi seicentomila clandestini che dovevano sparire in due settimane sono ancora tutti qui e qui resteranno e che il decreto sicurezza non fa altro che buttare quei clandestini che almeno erano sotto controllo in mezzo alle strade a bivaccare, a spacciare, a rubare. E senza che nessuno faccia nulla per questa ragazza ammazzata. Perché a nessuno - nessuno! - di questa ragazza importa nulla.

La sinistra farisea sdottoreggia sui massimi sistemi e bofonchia banalità buoniste, come al solito, la destra caprona pensa di cavarsela con tweet triti e ritriti da arruffapopoli che adesso basta e poi non conclude una beata mazza, come al solito. Dov’è il ritiro del nostro ambasciatore dal Pakistan, dove la protesta ultimativa del nostro ambasciatore, dove l’indignazione del famoso popolo, della famosa gente, dei famosi italiani sovrani di cui tanto ci infarciamo la bocca contro gli assassini delle nostre ragazze, dove le denunce all’Onu, dove le interpellanze a Strasburgo? Se c’è da scatenare una crisi diplomatica per una questione di principio etico, beh, questa è l’occasione, anche se il Pakistan è una potenza nucleare. Altro che coprirsi di ridicolo con il franco coloniale, le alleanze con i gilet gialli, l’esibizione di muscoli che non abbiamo e il resto delle buffonate anti Macron che i francesi, a tempo debito, faranno pagare salato ai nostri corifei da avanspettacolo.

La verità è che siamo da una parte talmente vigliacchi e dall’altra talmente avvelenati dall’utilizzo totalmente strumentale del tema immigrazione che nemmeno riusciamo a proteggere quegli stranieri - e sono tanti - che vogliono integrarsi per davvero, che ce l’hanno fatta, che amano il nostro paese, senza per questo tradire la loro religione e le loro cultura, e che si sono illusi di vivere come noi. Da italiani. Da italiani veri, che qui nascono, qui studiano, qui lavorano. Qui vivono. Non da italiani macchiette, come i tenutari delle facce rubizze che dobbiamo beccarci ogni santo giorno in televisione. E invece niente. Sana è morta, i suo assassini sono tutti in libertà e noi, nel nostro piccolo e viscido microcosmo autoreferenziale, siamo i colpevoli peggiori.

Padroni a casa nostra, padroni nella casa nostra degli ignavi e degli ipocriti. Ai quali, non a caso, Dante nella Commedia riserva la più esemplare delle punizioni.

@DiegoMinonzio

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