Le idee più forti
di crisi e ostacoli

La burocrazia mette in fuga le aziende, e quindi anche le buone idee. Un allarme che sentiamo e viviamo a più riprese e l’anno scorso ha toccato forse l’amaro apice quando ci fu la chiamata alle imprese italiane da parte di Chiasso.

Un allarme che ci viene dipinto periodicamente come ancora più veritiero in tempo di crisi.

Ma è proprio così? Se gli ostacoli - da quelli normativi alla mentalità ancorata al passato a tutti i costi, forse persino più insidiosa - sono innegabili, questo passaggio di anno ci ha mostrato anche casi differenti.

Vicende in cui le idee hanno vinto e hanno messo in mostra i nostri talenti, invece di soffocarli. E che continuano a viaggiare su questa lunghezza d’onda.

Emblematica la storia dell’architetto lariano Joseph di Pasquale, del quale hanno parlato i media di ogni parte del mondo. Quelli cinesi, ma anche europei: perché quel cerchio gigantesco ai nostri occhi e tutta la filosofia progettuale che sta dietro hanno richiesto coraggio. Ma prima ancora - come ha avuto modo di sottolineare lo stesso comasco - ha osato quel cinese che si è affidato a un progettista straniero, giovane e determinato.

Certo, l’ha fatto attraverso un concorso. Ma proprio questa è la prima risposta: di Pasquale aveva un’idea e l’ha messa in gioco, senza timori. E questa si è rivelata vincente, in un’operazione di impatto: un edificio che ospita la Borsa di interscambio del materiale plastico più grande del mondo vede la firma di un architetto di 45 anni, di Como.

Non gli sono tremati i polsi - prima, peraltro, aveva già progettato un’intera città in Oriente - e spinge la volontà di individuare nuove soluzioni ai problemi attuali con altre proposte. Come quella di Expo. Che attirerà milioni di visitatori e rischia di non esserci posto per tutti loro. Si corre soprattutto il pericolo di essere costretti a costruire strutture, che poi non avranno un utilizzo ugualmente consistente in futuro. Non tutti coloro che arriveranno per l’evento mondiale, poi torneranno dalle nostre parti. Anche se sta a noi sfruttare bene l’occasione e convincerli a farlo in virtù di ciò che sappiamo offrire.

Di fronte a un nodo - che si può leggere come esigenza e già cambia l’impatto psicologico - bisogna trovare l’idea giusta per scioglierlo e farlo diventare opportunità. Ecco allora la proposta di realizzare hotel provvisori, che in seconda battuta potrebbero essere destinati ad altro.

Le idee nuove sono il vero motore, anche di questo territorio. E hanno tanti volti, come abbiamo avuto più volte possibilità di ribadire in questi ultimi mesi. Dai giovani che affollano ComoNext a quegli imprenditori che ogni giorno non si arrendono e aggrediscono la crisi e le difficoltà in questa maniera.

Oggi innovare è una parola tanto di moda, ma a ben guardare è così antica. Lo hanno fatto sempre - senza troppe scene - coloro che hanno guidato un’impresa, piccola o grande.

Sottovoce e con naturalezza, le idee hanno mosso il mondo. La crisi, le resistenze, i vincoli che in questo Paese fioriscono sempre più numerosi in apparenza, possono cercare di frenarle. Ma alla fine quelle che si faranno strada, saranno ancora più forti. E forse persino contagiose, come un cerchio tracciato nel cielo cinese.

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