Regina e Pusiano:
due strade, un’Italia

La sorte è dotata di molta ironia, si dice. Così il giorno dopo l’inaugurazione in pompa magna di una nuova galleria, quella di Pusiano, con legittimo coté di giubilo e soddisfazione generali, ecco che sulla sponda lacustre dei vip, lungo la strada tra le più belle e incasinate del mondo, la Regina, va in scena l’ingorgo epocale. Esempio: due ore ad arrostire sotto il sole per andare Mezzegra ad Argegno, otto chilometri a ritmo da ragioniere con panzetta tra gas di scarico e una lista di improperi à la carte da far impallidire un camallo in pensione.

Niente di inedito: chi vive o soggiorna o deve transitare da questo spicchio di paradiso in terra sì è fatto un callo così, si è già letto Guerra e Pace fermo in colonna e sa che pullman a due piani, autotreni e camper fanno parte del panorama di Spurano così come la chiesa di San Giacomo. Per non parlare degli impavidi avventori all’aperto dei bar di Colonno o Sala venuti su a bianchini sporchi, ecco perché si chiamano così.

Ieri, però, non è stata colpa del destino o della versione lariana della legge di Murphy, quella secondo cui se ci sono due mezzi enormi che salgono e scendono sulla Regina, essi si incroceranno esattamente nel punto più stretto. No, ieri il destino non c’entrava. Perché la paralisi è stata provocata da un imprevisto nei lavori di asfaltatura a Ossuccio: la macchina usata allo scopo si è fermata in piena notte e ha bloccato tutto sino alla mattina successiva. Un guasto può succedere. Che si asfalti la strada più turistica del mondo il 4 di agosto, invece, senza nemmeno avvisare i Comuni non dovrebbe succedere. Ma sappiamo che trovare tracce di buon senso tra i meandri burocratici di Anas o chi per esso è partita persa. Come non dovrebbe succedere che mastodonti della strada grossi come l’Isola Comacina imbocchino la Regina in barba ai divieti: fare le ordinanze e non farle rispettare è una presa in giro oltre che una perdita di tempo.

La galleria di Pusiano da una parte e le non-gallerie della Regina dall’altra sono le due facce della nostra viabilità. Ci sarebbe una terza faccia: le opere inutili finite a metà con tanti soldi del contribuente e pure a pagamento, ma oggi non si parla della tangenziale di Como.

Torniamo a noi. Finita (in anticipo!!!) la variante di Pusiano, quella della Regina è in un eterno limbo, anche se è più urgente e necessaria. La questione è complessa, specie in un Paese che ignora cosa siano programmazione e priorità. In un Paese normale decenni fa si sarebbero scelte le priorità e la variante della Tremezzina sarebbe finita in cima senza se e senza ma. La programmazione avrebbe fatto il resto con un piano finanziario pluriennale e, magari a pezzetti, l’opera sarebbe stata realizzata. Avete presente la Svizzera con Alptransit? Utopia.

Nel nostro Paese affatto normale, invece, il Paese delle competenze spezzettate e dei finanziamenti dispersi in mille rivoli, le grandi opere non si fanno perché se non si programma nulla è impossibile trovare sull’unghia, ad esempio,i 320 milioni necessari, dicono, a realizzare la variante. Cara grazia che la Provincia ne ha trovato un decimo per la galleria di Pusiano, peraltro realizzata cancellando un’altra strada prevista, la tangenziale di Cantù. Così, a fronte di un’opera fondamentale, la variante Tremezzina, e di un’altra utile, la galleria di Pusiano, la seconda è finita e la prima la guardiamo al computer. Ci si sta lavorando, certo, specie negli ultimi mesi, in un lungo tira e molla con Roma e la speranza è che la Regina bis in Tremezzina si possa realizzare, senza impatti devastanti su un territorio meraviglioso ma fragile come il cristallo. In balia di un camion di catrame e di un funzionario fuori stanza.

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