Strada monca
e pedaggio pieno

“Tangenziale di Como? Fatto”. Se date un’occhiata alle opere previste per Expo 2015, alla voce “infrastrutture” trovate anche la tangenziale di Como, che risulta terminata. Effettivamente ormai ci siamo. Quindi, tutto a posto, si potrebbe dire: opera programmata, opera realizzata, programmi e tempi rispettati. Aspettiamoci a breve l’inaugurazione con incravattati e caschetti in testa. Speriamo evitino i fuochi d’artificio, quelli che accompagnarono l’abbattimento della Ticosa: non portano bene.

A vedere il tutto da lontano, può anche succedere che qualcuno tra Mantova e Cremona ci possa addirittura invidiare: “Visto come sono bravi? A Como hanno fatto la tangenziale, e in tempo”. Noi, però, sappiamo in cosa consiste la nostra “tangenziale”: solo 2,4 chilometri da Villa Guardia al Bassone, in altre parole un’opera monca. Avrebbe avuto un senso, una tangenziale di Como, com’era nelle previsioni, vale a dire da Villa Guardia ad Albese. Invece i soldi sono comparsi solo per il primo lotto; il secondo è uno stato d’animo: della galleria che dal Bassone dovrebbe portare ad Albese, infatti, non c’è nemmeno il progetto, figuriamoci i soldi. Nonostante questo,si è scelto di procedere comunque con la prima parte della strada anche se finisce tra gli (ex)prati di Albate. Meglio un uovo oggi, devono aver pensato, che una galleria domani.

Ora, guardiamolo un attimo questo “uovo”, questa autostrada di 2,4 chilometri e – una volta tanto – proviamo a non fare i soliti brontoloni disfattisti. Oggettivamente, questo torsolo di tangenziale una sua utilità la potrebbe anche avere, perché collega l’autostrada a Grandate con la zona del Bassone. Qui, una strada ancora in via di costruzione scenderà verso Camerlata attraverso via Tentorio, e da qui arriverà sino alla rotonda all’inizio della Canturina, dove parte il viadotto dei lavatoi. Insomma, a cantieri chiusi si potrà scendere dall’Oltrecolle e arrivare direttamente a Grandate e si potrà entrare in città con maggiore comodità senza incolonnarsi in via Pasquale Paoli. Il che non è affatto male. A patto però che l’accesso ai nuovi 2,4 chilometri di Pedemontana sia gratuito. Già. Perché per i 2400 metri della “tangenziale di Como”, Pedemontana ha previsto un pedaggio. Si dice attorno ai 60 centesimi, da riscuotere con un sistema tipo-Telepass. Sessanta centesimi di euro per 2400 metri, vale a dire 25 centesimi al chilometro. Un prezzo mica male: se fosse applicato sulle già care autostrade, andare a Milano costerebbe 10 euro, a Roma 125.

Diciamolo chiaro, il pedaggio sarebbe una beffa. Già non ci fate tutta la tangenziale, ce ne fate solo un pezzo e lo fate pure pagare a peso d’oro. È quello che ha pensato anche la Regione, tanto che il presidente Maroni si era sbilanciato promettendo l’azzeramento del pedaggio. Ieri però il presidente di Pedemontana Salvatore Lombardo, comasco d’adozione, ha ricordato che «Non è mai stata prevista nessuna gratuità per nessun lotto della tangenziale». È comprensibile: Pedemontana ha bisogno di rientrare nei costi. Ma se è giustificabile un pedaggio, ad esempio, da Cassano Magnago a Lomazzo, lo è un po’ meno su un tratto di 2400 metri. È vero che parliamo di 60 centesimi, ma in un mese, solo andando e tornando, si pagherebbero 36 euro.

Il rischio, va da sé, è che pochissimi decidano di percorrere la “tangenziale di Como” e che i milioni di metri cubi di cemento tra Villa Guardia e la Guzza siano stati gettati inutilmente. Un po’ come la Bre-Be-Mi, l’autostrada privata tra Milano e Brescia che nessuno fa perché costa il doppio dell’altra.

Sarebbe francamente una beffa per i comaschi, che da sempre pagano cifre sproporzionate solo per andare a Milano. Cara Regione, cara Pedemontana, mettetevi d’accordo voi su chi debba accollarsi il pedaggio della “tangenziale di Como”. Noi abbiamo già dato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA