Tangenziale il pedaggio,
la beffa e la serietà

La semi-tangenziale di Como o, se preferite, il moncone di tangenziale di Como sarà dunque a pagamento in tutti i suoi 2.400 metri di splendore.

In fondo ce lo sentivamo che sarebbe finita così, nonostante i proclami, le rassicurazioni e gli annunci di «piacevoli sorprese» arrivati negli ultimi mesi dal Pirellone e dal suo presidente, a fronte delle logiche e fondate perplessità degli amministratori locali, delle categorie e dei semplici cittadini.

«Siamo seri», ha chiosato domenica a Cernobbio Roberto Maroni. «I privati sono entrati, hanno realizzato le infrastrutture (la tangenziale, ndr) perché c’è un ritorno sull’investimento. Non fanno beneficenza. Invece di ringraziarci che la strada è aperta gratis, ha detto ancora il governatore lumbard, adesso si fa anche il comitato. L’unico modo per non pagare è chiudere la strada».

L’ultima affermazione si commenta da sé, specie se si pensa che giunge da chi tuonava contro gli sprechi nel Sud. Però occorre riconoscere che il ragionamento di Maroni non fa una grinza, in teoria: Pedemontana, vale a dire la Cassano Magnago-Lomazzo, la tangenziale di Varese e il torsolo di tangenziale di Como, è stata realizzata con capitali privati e i privati hanno diritto alla giusta remunerazione del capitale investito. Giusto. Ma c’è un però.

Quello descritto da Maroni dovrebbe accadere nel mondo perfetto della teoria. Nell’imperfetto mondo della pratica, quello in cui ci tocca vivere, invece, le cose funzionano diversamente. Nella realtà sappiamo che la Pedemontana (con la semi-tangenziale di Como) è stata sì realizzata da società private, ma che hanno partecipazioni pubbliche. Il che già cambia le carte in tavola. La teoria, poi, prevedeva che la tangenziale partisse da Villa Guardia per arrivare ad Albese, e che al termine dei 2.400 metri inaugurati in pompa magna qualche mese fa partisse una galleria che doveva sbucare sulla Como-Bergamo. Un’opera che avrebbe avuto senso, perché avrebbe consentito di saltare davvero i nodi scorsoi del traffico sull’asse est-ovest attorno alla città.

Invece il mondo reale ci racconta che quel tunnel (il famoso secondo lotto) fu cancellato per volere della giunta Formigoni, e in particolare dell’allora assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, varesotto, assessore Pdl in una giunta nella quale sedevano anche influenti esponenti della Lega, il partito di Maroni. Ricordate? Quell’esecutivo sfortunato, passato alla storia soltanto per vicende extra amministrative. «Troppo costoso quel tunnel», disse allora la Regione quando ancora stava nel Pirellone e non nella nuova enorme e prestigiosa e celeste e miliardaria sede. Già. Ma che ci azzeccava la Regione se il tunnel doveva essere finanziato dai privati? Mistero.

Abbiamo visto come è andata a finire: il primo lotto è stato fatto lo stesso, il tunnel no, e oggi ci ritroviamo una strada monca per di più a pagamento. Che pure una certa utilità quei 2.400 metri la rivestono pure per l’accesso all’autostrada e l’ingresso in città, ma i benefici rischiano di essere vanificati dal pedaggio. Certo, possiamo ringraziare Pedemontana e Autostrade per lo sconto concesso a chi userà la tangenziale da e per Milano: quaranta centesimi in meno da e per Como, sessanta da e per Villa Guardia. Troviamo però difficile ringraziare gli stessi soggetti per l’euro e 20 che da Albate dovremo pagare per andare verso Chiasso (un euro da Villa Guardia), quando entrando poche centinaia di metri più avanti, a Lazzago, l’autostrada è ed è sempre stata gratuita. E stendiamo un pietoso velo sul passato e sulla politica dei pedaggi sulla A9,la seconda più cara d’Italia e tra le ultime ad essere dotata di terza corsia. Che in pratica abbiamo finanziato noi.

Insomma, la paura è quella di avere pagato un prezzo altissimo a livello ambientale (chiedere a Grandate, ad esempio) per un’opera che rischia di essere poco utilizzata. L’esempio della BreBeMi è lì, fresco e lampante. È questo quanto afferma il comitato dei sindaci quando chiede un confronto, una discussione, un ripensamento, come ad esempio rinunciare agli sconti da e per Milano per rendere gratis il resto. Non è demagogia ma buon senso.

«Siamo seri», dice Maroni. Giustissimo. Ma dovremmo dirlo noi.

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