Alla scoperta dell’identità della mummia
«Ricostruiremo anche il suo volto in 3D»

Erba Partito il progetto finanziato dalla Fondazione della Comunità Comasca e dal Rotary Club. Tra marzo e aprile previste giornate di restauro aperte al pubblico, poi una grande mostra

Una squadra di “detective” per dare un volto e una storia ai resti di mummia conservati al Civico Museo di Erba. È partito ieri mattina il progetto finanziato dalla Fondazione provinciale della Comunità Comasca e dal Rotary Club Erba Laghi che prevede il restauro e la valorizzazione dei frammenti egizi portati in città dal marchese Francesco Majnoni d’Intignano, che li ricevette in regalo nel 1902 mentre era console generale al Cairo. I resti sono stati trasportati alla clinica Gemini Rx di Travagliato per effettuare una tac. svolta ieri pomeriggio; seguiranno giornate di restauro aperte al pubblico.

Di prima mattina i resti di mummia - una testa, una mano e un piede - sono stati prelevati dalla teca e imballati (con tulle, carta senza acidi e strati di pluriball) da due esperte del Mummy Project Research di Alessandria, l’egittologa Sabina Malgora e l’osteoarcheologa Francesca Motta, insieme alla direttrice del museo erbese Clelia Orsenigo. Anche l’assessore alla cultura Paolo Farano ha assistito alla delicata operazione.

«Il primo esame - ha spiegato Malgora - sarà una tac vera e propria, con gli strumenti utilizzati per gli esseri umani. Successivamente verranno effettuati dei prelievi per capire quali sostanze sono state utilizzate dagli imbalsamatori, attraverso l’endoscopia verranno prelevati frammenti ossei e resine. Si vede già che è una bella mummificazione, ma le analisi ci diranno molto altro». Il metodo del carbonio 14 consentirà di datare i frammenti. «Si tratta poi di scoprire se i tre reperti appartengono alla stessa mummia - ha detto Motta - e se sono di sesso maschile o femminile, per questo la certezza arriverà con il dna. Sul piede e sulla mano applicheremo anche nuove metodologie di ricerca sperimentali». Dalle analisi effettuate in passato e dalla tipologia di imbalsamazione, i resti sembrano databili tra il 700 e il 500 avanti Cristo. «Certo era una persona di alta estrazione sociale - ha detto Malgora - perché la mummificazione era un processo costoso, riservato alle elites». La direttrice Orsenigo ha anticipato i prossimi passi. «I resti torneranno subito qui dopo gli esami, tra marzo e aprile prevediamo giornate di restauro aperte al pubblico: in settimana verranno le scuole, nel weekend chiunque potrà assistere. Torneranno poi a essere esposte, in una nuova teca che abbiamo già acquistato, con una grande mostra nel corso della quale presenteremo i risultati delle indagini».

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