Asso: «Niente soldi per le mie figlie»
E da gennaio addio alle educatrici

Due adolescenti con problemi di udito che vanno a scuola. E il “sostegno” che non c’è. L’appello della famiglia: «Ore dimezzate nel giro di due anni. Ma dal 2017 sparirà ogni aiuto»

Dodici e quattordici anni, tante difficoltà nel proprio percorso di vita dovute ad una disabilità neurosensoriale. Ma soprattutto l’assenza delle istituzioni, quelle stesse istituzioni che dovrebbero - ai sensi di legge - dare un supporto ai più deboli.

Questa è la storia di Antonella Steri e Bruno Tettamanti di Asso, genitori di Maria Francesca 14 anni e Giada 12 anni. Le ragazzine frequentano medie e superiori, entrambe hanno gravissimi problemi di udito che rende difficile il loro rapporto con i compagni, il mondo che le circonda e lo studio. In teoria per loro è previsto un supporto che però è a rischio dalle prossime settimane.

«Giada è affetta da sordità neurosensoriale bilaterale – spiega il papà Bruno -. È seguita da un insegnante di sostegno e da un’educatrice per sei ore a settimana. Non mi soffermo sulla diminuzione continua delle ore disponibili, basti pensare che fino ad un paio d’anni fa erano dodici. Le ore sono poche ma ci accontentiamo, il problema è l’assenza assoluta di programmazione, si lavora mese per mese. Da dicembre però ci ha detto di una totale assenza di fondi, quindi in teoria da gennaio non avremo più alcuna assistenza educativa».

Situazione simile per Maria Francesca: «Mia figlia frequenta le superiori, ha quattordici anni – spiega la mamma Antonella Steri - E’ seguita a casa per quattro ore alla settimana. L’educatrice ci ha già informato che dal 23 dicembre non ci sono più fondi disponibili quindi non potrà continuare a seguirci».

I genitori sono davvero disperati: «Che fatica essere aiutati. Ogni volta devi lottare per avere una mano, devi telefonare più volte in Provincia e poi in Regione – spiegano -. I due enti poi si rimbalzano le competenze, dalla Provincia dicono di chiedere in Regione e viceversa. Il problema è che alla fine a rimetterci sono le ragazzine. Da gennaio non ci sarà più accordato il servizio».

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