Delitto del maresciallo, svolta choc: «L’assassino non è imputabile, è incapace di intendere e di volere»

Asso Colpo di scena al termine dell’incidente probatorio ieri al Tribunale militare di Verona. La valutazione del perito nei confronti del brigadiere Milia, che uccise il suo comandante Furceri

Il brigadiere Antonio Milia era totalmente incapace di intendere di volere quando, dopo essersi armato, aveva esploso i colpi di pistola che avevano posto fine alla vita del suo comandante, Doriano Furceri. Omicidio che avvenne nella caserma di Asso nel tardo pomeriggio del 27 ottobre 2022.

La valutazione, che è stata al centro dell’incidente probatorio che si è tenuto ieri pomeriggio presso il Tribunale Militare di Verona, è stata firmata dal dottor Giancarlo Boncompagni di Bologna, perito nominato dal giudice e nella serata ha portato alla revoca della misura cautelare in carcere. Milia - una volta che verrà trovata una collocazione - andrà in una Rems, ovvero una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.

La conclusione

Un colpo di scena clamoroso, perché il delitto – occorre ricordare a questo punto – avvenne solo pochi giorni dopo che la Commissione medica di Milano aveva fatto rientrare in servizio il brigadiere restituendogli l’arma d’ordinanza, il tutto proprio dopo una valutazione sulle sue capacità a reggere di nuovo il peso del lavoro come militare in caserma.

Alla conclusione del perito si è associato il consulente nominato dall’avvocato Roberto Melchiorre per conto della difesa, mentre secondo il consulente della famiglia della vittima – nominato dall’avvocato Paolo Camporini – Milia era capace di intendere e di volere.

Il brigadiere, nel corso dell’incidente probatorio di ieri, sarebbe stato anche ritenuto con una pericolosità sociale medio alta, ma nonostante questo non completamente incompatibile con il regime carcerario seppur con una preferenza, come è stato poi riconosciuto, per la collocazione in una delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) che tuttavia al momento non avrebbero posti disponibili.

Presenti i parenti della vittima

All’udienza di ieri erano presenti anche la moglie e due figli del luogotenente Doriano Furceri. Nel corso sempre dell’udienza di ieri sarebbe emersa una non casualità nel delitto, come pure sarebbe stata criticata – sottolineando varie problematiche – proprio la diagnosi che portò a rimettere in servizio Milia.

L’avvocato Camporini, che come detto assiste la famiglia dell’ex comandante della caserma di Asso, non ha commentato l’esito dell’incidente probatorio.

«Abbiamo sempre sostenuto che il brigadiere Milia fosse da aiutare – ha invece detto il legale di Milia, Roberto Melchiorre – Ora serve una struttura adeguata che lo possa curare. Auspichiamo anche che in questo caso complesso vengano a galla tutte le responsabilità».

Quella che sarebbe emersa nell’incidente probatorio di ieri sarebbe anche la convinzione di Milia di essere perseguitato da quel comandante che poi, non in modo casuale, avrebbe eliminato ritenendolo il principale responsabile dei suoi problemi. Il dramma era avvenuto negli ultimi giorni di ottobre.

Si sentiva vessato

Milia, che si sentiva vessato dagli ordini di servizio del suo superiore e che da pochi giorni era rientrato in servizio (ma che nel giorno dell’omicidio avrebbe dovuto essere in ferie), aveva avvicinato il comandante della stazione di Asso al termine della giornata di lavoro, quando erano le 17, e aveva esploso tre colpi di arma da fuoco direttamente al cuore. Per il luogotenente Furceri non c’era stato nulla da fare.

Il brigadiere si era poi barricato in caserma e solo alle 5.30 della mattina successiva i Gis erano riusciti a fare irruzione e ad arrestarlo.

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