Erba, l’ospedale ha rischiato di chiudere
«L’abbraccio della Brianza ci ha aiutato»

La lettera del priore fra Giampietro Luzzato alle seimila persone e imprenditori che hanno donato 825mila euro

«Sono stati momenti terribili. La carenza di farmaci, ausili come mascherine, camici e occhiali mi ha portato più volte a chiedermi la sera prima di dormire: e se dovessi prendere la decisione di chiudere l’ospedale?». Il priore dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba, fra Giampietro Luzzato, ha trovato una risposta solo dallo straordinario abbraccio di Erba e della Brianza comasca: oltre seimila persone hanno permesso di raccogliere 825mila euro per la realtà cittadina che mette a disposizione 73 posti letto, medici e infermieri nella lotta senza tregua al coronavirus. Per questo il priore ha pubblicato una lettera di ringraziamento.

Ecco il testo della lettera

Ogni giorno continuerò e chiederò a tutti di pregare il Signore per i benefattori, perché ci aiuti e ci guidi attraverso lo Spirito Santo, affinché ci ispiri saggezza, il consiglio della Beata Vergine Maria e il nostro Padre Giovanni di Dio ci accompagni sempre nell’animazione, nella guida e nella gestione di questo Ospedale. Non ci sono molte parole per esprimere il più vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno preso a cuore l’Ospedale e che stanno dimostrando un grande solidarietà. La comunità di Erba-Brianza ci ha sorpreso e commosso. Il sostegno al nostro operato non solo economico ma anche d’incoraggiamento che leggiamo accanto alle donazioni ci aiuta in ogni momento ad essere e ad agire, nel costruire insieme ai Confratelli e ai Collaboratori un servizio secondo i valori che hanno ispirato San Giovanni di Dio nostro Fondatore. La gratuità umana è il lievito dell’azione che dà tanta forza e importanza allo sforzo di assistenza e cure che in questo Ospedale stiamo compiendo.

Certamente questo è un difficile compito da portare avanti, per la gestione e soprattutto per il momento storico che stiamo vivendo, ma è anche un grande privilegio. Assieme a tutti i Collaboratori ho affrontato questa situazione con un grande senso soprattutto di speranza. Qualcuno potrebbe obiettare che la speranza oggi è una virtù dimenticata, sebbene sia così necessaria nel mondo moderno, specialmente in una situazione coì difficile che ci ha coinvolto tutti in prima persona. Nel corso della nostra giornata, infatti, molto spesso la Speranza entra nella mia vita e altrettanto spesso cerco di trasmetterla alle persone che mi stanno accanto, Confratelli e Collaboratori. L’Ospedale non poteva rimanere estraneo all’ evoluzione sconvolgente che si è venuta a creare e ha avuto la capacità, la visione, la forza e la saggezza necessarie a canalizzare l’energia e la buona volontà di tutti i Collaboratori non solo per superare gli ostacoli ma anche per continuare a portare avanti la sua attività al servizio del malato e all’insegna dell’eccellenza. Il mio pensiero va ai pazienti ricoverati che rischiano la vita a causa della loro malattia e alla loro condizione emotiva, sentendosi lontani dalle proprie famiglie. Spesso il malato, provato dalla sofferenza e dalla malattia, non attende qualche cosa, attende qualcuno. Sa già di quali prestazioni ha bisogno, ha però bisogno di una presenza. Non attende solo una mano competente che “faccia”, ma una mano da stringere, che gli dia sicurezza e che gli tolga quella paura inconscia che la medicina molto spesso non sa cogliere.

Questo è quello che chiediamo a tutti i nostri collaboratori. Oggi l’Ospedale ci vede uniti e coesi, facendo i sacrifici necessari, riorganizzando il lavoro e i servizi, implementando nuove attività per fornire la migliore cura ai malati di questa pandemia. Devo ringraziare tutti i nostri collaboratori per la disponibilità e i sacrifici che stanno compiendo.La gente guarda a noi sperando di scorgere prospettive per il futuro, strategie, capacità di prendere delle decisioni. Per fare questo non possiamo fare affidamento solo sulle nostre forze, ma abbiamo bisogno del supporto delle Istituzioni. Le direzioni, in particolare il nostro Direttore Sanitario, che possiedono una grande esperienza, hanno compreso la gravità della situazione e hanno agito con professionalità e saggezza, chiudendo subito l’accesso all’Ospedale fin dai primi giorni di marzo, proseguendo poi nel regolamentare gli accessi e iniziando ad accettare e curare i malati di questa pandemia. Sicuramente il Direttore può descrivere meglio l’evoluzione che ha vissuto e sta vivendo la struttura, ma dalla mia esperienza sono stati momenti terribili, la carenza di farmaci e di ausili come mascherine, camici, occhiali, mi ha portato più volte a chiedermi alla sera prima di dormire “cosa succederà domani? E se dovessi prendere la decisione di chiudere l’ospedale?”. Certo non era una decisione che dovevo prendere da solo, ma se non si poteva garantire la necessaria sicurezza agli operatori e le cure ai malati?

Poi l‘abbraccio della Comunità di d’Erba-Brianza ci ha aiutato, sostenuto e dato la forza. Non posso citare tutti i messaggi e i donatori, perché la lista è davvero lunga, ne cito alcuni in rappresentanza dei tanti: la Fondazione Como; la Protezione Civile che ha messo a disposizione le tende e le varie associazioni e aziende che non cito per non dimenticare nessuno; il supporto della comunità globale del Fatebenefratelli che ci ha sostenuto mandandoci in aiuto una squadra di infermieri dalla Provincia Romana, in particolare dall’Ospedale dell’Isola Tiberina, nonché il supporto dei Fratelli e collaboratori della Provincia Austriaca che ci ha inviato materiale tecnico e strumentali, senza dimenticare la Delegazione della Repubblica Ceca che ci ha supportato con cospicue donazioni.

Concludo.Il Signore ci ha chiamati dandoci la grande possibilità di fare del bene e ricordando le parole di San Giovanni di Dio: “Non dovremmo mai cessare di fare il bene mentre possiamo farlo.”

Fra Giampietro Luzzato - Priore Ospedale Sacra Famiglia di Erba

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