La famiglia che vive in tenda vicino al fiume. Il Comune: «La scelta è loro, una casa comunale c’è»

Ponte Lambro La replica dopo il racconto in cui la donna dice di non sapere dove andare. L’assessore Agati: «Abbiamo messo a disposizione alloggi, che però sono stati rifiutati»

In attesa di una casa popolare hanno dormito per alcuni giorni in tenda, sulle rive del Lambrone. La storia della coppia pontelambrese ha raccolto decine di commenti indignati sulla pagina Facebook de La Provincia. Tanto che l’assessore ai servizi sociali, Maria Teresa Agati, ha deciso di intervenire: «Una migliore conoscenza di questa certamente penosa situazione permette di fare riflessioni più aderenti alla realtà». La famiglia, spiega Agati, è «seguita da anni dai servizi sociali, soprattutto per vigilare sul figlio, minorenne. Il Comune ha assegnato al ragazzo un educatore personale, che lo segue a scuola e per le attività extra scolastiche».

Lo sfratto

La coppia e il figlio «hanno vissuto per anni in un appartamento concesso loro in comodato gratuito da un (benemerito) cittadino, che chiedeva solo l’impegno a pagare le spese condominiali. Un impegno disatteso anche quando il Comune, con i fondi Covid, ha versato loro il contributo previsto dalla legge come sostegno alle spese. Il proprietario ha poi dovuto procedere con lo sfratto, avendo necessità di vendere l’appartamento».

Lì sono partiti i guai. Ma alla famiglia, garantisce l’assessore, «sono stati dati tutti gli aiuti che è possibile erogare, dalla consegna di viveri ai contributi economici che si rendevano disponibili. L’assistente sociale li ha seguiti anche nella domanda per l’assegnazione delle case Aler ma arrivati al loro turno l’appartamento non ha potuto essere assegnato a causa di un debito pregresso. Ora, saldato il debito, è ripreso l’iter della domanda».

L’accordo

A seguito dello sfratto, «il Comune ha fatto un accordo con una struttura di ospitalità sul territorio erbese che avrebbe accolto mamma e ragazzo. Hanno dormito lì due notti, poi se ne sono andati. Anche ora è attivo un accordo con la stessa struttura, dove mamma e ragazzo possono essere ospitati ma che non viene da loro accettato. Stessa situazione per il padre, al quale è stato ripetutamente proposto un alloggio presso un’altra struttura, sempre a spese del Comune».

Il problema - ha spiegato la donna a La Provincia - è che vogliono stare insieme. Ma il Comune su questo punto ha le mani legate. «Questi sono i fatti - dice Agati - e chi amministra sa che il denaro deve essere impiegato per offrire servizi ai propri cittadini ma con equità. Questa famiglia è composta da due adulti in buona salute e da un minore che è la parte fragile e che continuiamo a seguire. Ai genitori abbiamo messo a disposizione soluzioni abitative temporanee in attesa delle assegnazioni del nuovo bando Aler».

Sarebbe bello, conclude l’assessore, «poter offrire un alloggio adeguato a tutte le famiglie che non hanno una casa, anche a quelle in cui entrambi i genitori sono in buona salute ed in grado di svolgere un’attività lavorativa. I Comuni però non hanno le risorse necessarie. Occorre mantenere i nervi saldi e guardare ai bisogni di tutti, non è giusto che chi più grida più abbia ascolto».

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