Nuovo blitz della Forestale
Inchiesta sul <muro bis>

Il magistrato titolare del fascicolo d’inchiesta sullo scandalo paratie scorre la rassegna stampa sulle novità dal cantiere del muro e non perde tempo: telefona agli uomini della Forestale e li esorta a tornare sul lungolago a verificare la storia del secondo muro

COMO Lancia uno sguardo ai titoli dei giornali e forse non crede ai suoi occhi, il pubblico ministero Simone Pizzotti: «Il nostro muro non crolla, anzi raddoppia». Il magistrato titolare del fascicolo d’inchiesta sullo scandalo paratie scorre la rassegna stampa sulle novità dal cantiere del muro e non perde tempo: telefona agli uomini della Forestale e li esorta a tornare sul lungolago a verificare la storia del secondo muro. Pur nella burocratica freddezza dei fatti è difficile non scorgere, in questa decisione, il disappunto della procura per l’annuncio del Comune di aver dato il via libera ai lavori per l’innalzamento di una nuova barriera sul lungolago, questa volta a ridosso di piazza Cavour.
Disappunto comprensibile, soprattutto se si considera che la dialettica giudiziaria tra palazzi (Cernezzi da un lato, di giustizia dall’altro) aveva portato a una sorta di accordo tra gentiluomini: non toccare il muro (ed evidentemente evitare di innalzarne un altro) almeno fino al termine degli accertamenti preliminari della procura. In sostanza: niente sigilli al cantiere per consentire i lavori, purché questi non finissero per peggiorare ulteriormente l’impatto ambientale dell’opera per le paratie.
La decisione di dare il via libera alla nuova barriera, ancorché seguita dalla rassicurazione verbale di abbassarla in futuro, deve aver rotto un equilibrio di per sé delicato. L’incarico affidato agli uomini del corpo Forestale dello Stato dal pubblico ministero non lascia spazio a grandi alternative: gli uomini inviati dal pm Pizzotti, che si sono presentati in cantiere nel primo pomeriggio di ieri, dovevano visionare di persona i lavori in corso e comprendere l’impatto del nuovo manufatto. Quindi relazionare al magistrato titolare dell’inchiesta. Perché? Le opzioni non sono molte: semplice controllo oppure - e questa sembra l’ipotesi più accreditata, almeno stando al tempismo con cui la procura si è mossa - verifica sul campo per accertare l’esistenza di potenziali elementi per ordinare lo stop ai lavori.
Al contrario della prima volta, quando i controlli erano stati di fatto annunciati da un esposto, questo secondo blitz da parte della Forestale è stato un vero fulmine a ciel sereno nel cantiere della Sacaim. Un fulmine che ha riscaldato gli animi. E aperto un nuovo capitolo nel brutto pasticcio del lago oscurato.
Paolo Moretti

© RIPRODUZIONE RISERVATA