Sul Muro del lungolago
incombe la Corte dei Conti

Vertice in procura tra magistrato e consulenti. Tutto regolare sul fronte progettuale, ma si lavora sul reato di «distruzione o deturpamento di bellezze naturali»

Vertice in Procura sul caso del muro sul lungolago. Il pm titolare del fascicolo - il sostituto procuratore Simone Pizzotti - ha fatto il punto della situazione con i suoi consulenti, i quali avrebbero definitivamente spianato la strada all’unica soluzione possibile, cioè alla contestazione dell’ipotesi di «distruzione o deturpamento di bellezze naturali», reato contemplato dal codice penale, poiché, come era lecito attendersi, pare che quanto al resto - bruttezza a parte - sia tutto in regola.
Accertare se davvero sussiste il deturpamento, è un compito che spetta all’autorità giudiziaria, che probabilmente tornerà ad avvalersi della collaborazione di un consulente tecnico. Il pm Pizzotti ha già svolto più sopralluoghi, da terra ma anche dal lago, per accertare l’effettivo impatto delle paratie stando al di là del muro, visto che l’eventuale danneggiamento ambientale si valuta anche così, dal lago, mediante il confronto con l’esistente. Il trasferimento della vicenda sul terreno del Codice penale potrebbe, in linea teorica, anche stimolare l’apertura di una vertenza in Corte dei Conti, ente da più parti invocato, nelle ultime settimane, per chiedere che si quantifichi il danno erariale cagionato dall’utilizzo dei fondi della legge Valtellina. Sarebbero almeno due gli esposti inoltrati alla magistratura contabile di Milano, non risultano comunque procedimenti aperti.

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