Prima di morire scagiona
l'amico che gli ha sparato

Blessagno: il tragico racconto di una fatalità, un incidente di caccia, è stato confermato dalla stessa vittima, Alfio Bianchi Nosetti, ai medici quando era ancora cosciente nel pronto soccorso dell’ospedale di Menaggio  I carabinieri hanno sentito i medici i quali hanno affermato che la versione dei fatti fornita dal ferito collima con quella dell’altro compagno di caccia. Era stato dal fucile di quest’ultimo che erano partiti i colpi mortali dopo che era scivolato nel bosco

BLESSAGNO Il tragico racconto di una fatalità, un incidente di caccia, è stato confermato dalla stessa vittima, Alfio Bianchi Nosetti, ai medici quando era ancora cosciente nel pronto soccorso dell’ospedale di Menaggio prima di essere sottoposto alla delicata operazione che gli avrebbe dovuto salvare la vita. Lunedì mattina i carabinieri della compagnia di Menaggio hanno sentito i medici i quali hanno confermato come la versione dei fatti fornita dal ferito collimasse con quella dell’altro compagno di caccia, Alberto Rainoldi, 45 anni, di Castiglione d’Intelvi. Era stato dal fucile di quest’ultimo che erano partiti i colpi mortali dopo che era scivolato nel bosco. Nei suoi confronti in procura è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo: gli inquirenti intendono stabilire se nel comportamento di Raindoldi (scivolato mentre aveva in spalla un fucile da caccia carico e senza sicura inserita) si possa configurare dell’imperizia. Il pm di turno in procura ha anche ordinato l’autopsia sul corpo della vittima, 57 anni, operaio tessile che abitava ad Argegno: i suoi funerali verranno celebrati solo quando verrà rilasciato il nulla osta dalla magistratura. Bianchi era deceduto nel pomeriggio di domenica per il peggioramento delle sue condizioni, dopo il delicato intervento chirurgico. I carabinieri della stazione di Castiglione che si erano portati a Renca, impervia località sopra l’abitato della frazione di Lura, teatro dell’incidente, avevano subito ricostruito la dinamica della tragedia, raccogliendo in caserma le deposizioni di Alberto Rainoldi e la testimonianza di suo fratello Luciano che fin dalle prime luci dell’alba si era unito nella battuta di caccia.

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