Rifiutò il test per l'alcol: assolto
per la coda al Pronto soccorso

Figino Serenza: un’ora d’attesa all’ospedale di Cantù ha salvato un uomo di 35 anni da un processo per guida in stato d’ebbrezza e per essersi sottratto agli accertamenti sul tasso d’alcool in corpo, con fastidi conseguenti, tra i quali la sospensione della patente e la trafila in prefettura e alla commissione medica della Asl. Lo dice il Gip del tribunale di Como, Luciano Storaci.

FIGINO SERENZA Non tutto il male viene per nuocere: lo può ben dire un 35enne, Tiziano Diral, frontaliere, che mai più, in vita sua parlerà male delle attese che toccano a chi si presenta in pronto soccorso per piccoli problemi. Un’ora d’attesa al Pronto Soccorso dell’ospedale di Cantù l’ha salvato da un processo per guida in stato d’ebbrezza e per essersi sottratto agli accertamenti sul tasso d’alcool in corpo, con fastidi conseguenti, tra i quali la sospensione della patente e la trafila in prefettura e alla commissione medica della Asl. Lo dice il Gip del tribunale di Como, Luciano Storaci:«L’indagato Tiziano Diral, sofferente a seguito d’incidente, è stato fatto attendere circa un’ora per la visita e l’accertamento in Pronto Soccorso». Nessuno l’ha guardato e l’indagato se n’è andato. Non si potrà mai sapere con sicurezza se avesse alcool nel sangue e quanto: manca la prova e senza prove, nessuno può essere rinviato a giudizio. Ovvero, potrebbe essere rinviato, ma è già assolto in partenza. Il Gip ha disposto l’archiviazione del procedimento, ha ordinato la restituzione degli atti al pubblico ministero, lasciando aperta una fessura: «il Pm valuti la sussistenza del reato di guida in stato d’ebbrezza sulla base del certificato di accettazione del Pronto Soccorso, ove si dà atto di alitosi alcolica». Non significa molto: all’avvocato Davide Carughi restano molte chanches per smontare le accuse nei confronti del suo assistito. Non basta una zaffata per dire con sicurezza che un individuo fosse ubriaco, magari stava masticando una caramella al Courvoisier.

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