Quei rendering da soap opera
Sembra "Vivere", anzi: Trieste

Nell’immagine generata dal programma non v’è traccia neppure delle montagne tanto che non sembra di essere sul lungolago Trieste ma proprio a Trieste, con il mare spazioso davanti a noi. Quindi ciao Blevio, bye bye Cernobbio, addio monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo

«Questi rendering... non è che siano facili da farsi. Attenzione! Attenzione! Il rendering non riesce a riprodurre la realtà. Qualcuno pensa che si dà un incarico di rendering e si vede una realtà così come essa sarà. Ma non è proprio così anche perché non è facile riprodurre sulle tre dimensioni l’immagine che riesce a avere l’occhio». Trascrizione fedele di una risposta rivelatrice di Antonio Viola in consiglio comunale quando spiegava che, insomma, il nuovo lungolago reale e quello che si era mostrato ai cittadini potevano tranquillamente non coincidere. Sconcertante? In fondo ha ragione lui: si tratta, pur sempre, di una simulazione al computer, dove la gente è tutta alta uguale e ben vestita, dove non ci sono cani che lasciano ricordini, dove è tutto ben livellato, le linee dritte sono dritte, quelle curve sono perfette, da goniometro. Così è anche nei nuovi rendering, quelli che, venerdì, hanno fatto tirare un sospiro di sollievo: il muro non c’è, nemmeno l’ombra, neanche un piccolo mattoncino: il Lario c’è e si vede, si vede dalla passeggiata, si vede dalla strada, si vede perfino dall’altro marciapiede! Certo, il rendering non tiene conto dei battelli. Non c’è neppure traccia della diga foranea e qui, volendo malignare, ci si potrebbe allarmare: non è che da qualche parte, nelle righe scritte in piccolo sul contratto, c’è scritto che va demolita?
Ma, appunto, non maligneremo: nell’immagine generata dal programma non v’è traccia neppure delle montagne tanto che non sembra di essere sul lungolago Trieste ma proprio a Trieste, con il mare spazioso davanti a noi. Quindi ciao Blevio, bye bye Cernobbio, addio monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo: cime ineguali e, quindi, sgradite ai rendering che le preferiscono tutte pari. È la Como di “Vivere”, quando i personaggi partivano per chissà dove, per non tornare mai più, imbarcandosi da piazza Cavour, salutando con il fazzoletto come noi salutiamo, davvero, il muro che se ne andrà, del tutto a febbraio anche se, un modesto suggerimento, si potrebbe cominciare a smantellarlo il 27 gennaio 2010, terzo anniversario dell’inizio dell’abbattimento della Ticosa, istituendo un apposito “demolition day”.
Alessio Brunialti

© RIPRODUZIONE RISERVATA