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Mercoledì 06 Gennaio 2010
La beffa delle pensioni:
l'anno inizia con un taglio
Il 2010 è iniziato nel peggiore dei modi per i pensionati comaschi, che si sono ritrovati a dover fare subito i conti con un taglio. Altro che «aumenti beffa», la prima rata dell'anno è addirittura più bassa rispetto a quella del mese scorso
Purtroppo però non c'è alcun errore, il motivo del taglio è spiegato in un recente decreto dei ministeri dell'Economia e del Lavoro. L'aumento stabilito in via provvisoria per le pensioni del 2009, in base all'inflazione attesa (la cosiddetta «quota di perequazione»), era stato pari al 3,3% ma i successivi calcoli hanno fissato il valore corretto a 3,2%. Come dire, quindi, che i pensionati nel 2009 hanno incassato troppo e ora devono restituire quello 0,1% in eccesso. Una percentuale che va moltiplicata per tredici mensilità. Ed ecco spiegata la trattenuta dell'1,3% che è stata applicata interamente sulla prima rata del 2010. Lo 0,7% di aumento delle pensioni fissato per il 2010 (la «beffa» più volte denunciata dai sindacati) mitiga l'effetto del taglio ma non lo compensa e i pensionati devono dunque rassegnarsi a subire un «conguaglio negativo». La rata di gennaio risulta più bassa rispetto a quanto ricevuto mensilmente nel 2009. Per un pensionato con la “minima”, per esempio, la riduzione è pari a 5,72 euro.
«La trattenuta viene effettuato interamente sulla pensione di gennaio - conferma Amleto Luraghi, segretario generale Spi Cgil - ed è comprensibile che nei cittadini si crei un certo allarme. Dal mese prossimo in poi le rate saranno più alte rispetto a quelle del 2009, anche se l'aumento dello 0,7% deciso per quest'anno è ridicolo e del tutto insufficiente, rappresenta il dato più basso da tredici anni a questa parte. Per il pensionato comasco “medio”, che prende 873 euro al mese, ci saranno 6 euro lordi in più, una miseria. È l'ennesima dimostrazione del fatto che il sistema di rivalutazione oggi in vigore non funziona. Non si possono più legare le pensioni all'inflazione, un aumento dello 0,7% - sottolinea Luraghi - non è commisurato alla crescita dei prezzi che si è verificata nel nostro Paese. Per giunta le trattenute sono sempre più consistenti».
In provincia di Como vengono erogate 167mila pensioni e nel 55% dei casi sono inferiori a 610 euro, mentre il 25% è compreso tra 610 e 1.120 euro. «Ci sono situazioni intollerabili - conclude il segretario dello Spi Cgil - Ci ha contattato una signora comasca che ha dovuto far ricoverare il marito in una casa di riposo, spende 2.050 euro. Sommando le due pensioni e l'accompagnamento non arriva a 2.300 euro, ciò significa che deve vivere con meno di 250 euro al mese».
Michele Sada
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