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Mercoledì 20 Gennaio 2010
La finanziaria va in rosso
A rischio i soldi dei comaschi
Lo scudo fiscale di Tremonti torna utile anche alla magistratura svizzera. È il desiderio di alcuni "risparmiatori" italiani di scudare i soldi nascosti in Canton Ticino ad aver consentito ai giudici elvetici l’apertura di un’inchiesta che ha portato al fermo di due dipendenti di una finanziaria di Lugano
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«La riservatezza e la professionalità tipiche della tradizione svizzera fanno di Grifon Capital il partner ideale per chi desidera cogliere le opportunità più interessanti in materia finanziaria». Con queste parole, sul suo sito internet, la «società anonima» di Lugano Paradiso al centro di un’inchiesta su un ammanco milionario che sta spaventando decine di clienti (comaschi e varesini in testa) presenta se stessa. Una presentazione che non poteva che finire per attrarre capitali e risparmiatori italiani, i quali ora temono per quei soldi affidati in mani che ritenevano sicure e, soprattutto, lontane dagli indiscreti occhi del fisco.
L’inchiesta della procura di Lugano è avvolta da un riserbo tipicamente svizzero. Eppure emerge che due dipendenti della Grifon Capital, ora finiti sotto inchiesta per amministrazione infedele, avrebbero fatto sparire svariati milioni di euro dalle casse della società, soldi portati a Lugano Paradiso dai risparmiatori, in stragrande maggioranza italiani.
È stato proprio un cliente proveniente dal valico di Ponte Chiasso ad alzare il velo sul clamoroso ammanco, consentendo agli amministratori della società di rivolgersi alla magistratura perché aprisse un’inchiesta per accertare le responsabilità di quell’improvviso rosso sui conti dei risparmiatori.
L’ammanco sarebbe legato a operazioni di borsa finite male e che hanno creato un buco di svariati milioni. Un grosso ammanco che - è emerso negli ultimi giorni - i due dipendenti finiti sotto inchiesta speravano di recuperare, ma che complice anche la crisi dei mercati, non è più stato possibile fare. Così la scorsa settimana la fiduciaria stessa si è autodenunciata al ministero pubblico ticinese portando all’apertura di un’inchiesta.
I due dipendenti, nella giornata di lunedì, sono stati sentiti a lungo dal procuratore Arturo Garzoni, davanti al quale avrebbero effettivamente ammesso le proprie responsabilità.
Non è la prima volta che i risparmiatori italiani sono costretti a far fronte alle proprie ansie, per un’inchiesta aperta sull’improvvisa scomparsa di soldi investiti in Canton Ticino. La scorsa primavera centinaia di persone rimasero coinvolte in un strano inghippo finanziario legato ad alcune polizze assicurative stipulate con una società finanziaria di Lugano, la Protrust. Gli investitori, tra i quali moltissimi comaschi e varesini, si sarebbero ritrovati con un pugno di mosche in mano dopo aver acquistato polizze assicurative a premio unico offerte come prodotti a capitale garantito, che garantito - evidentemente - non era.
Quella della Grifon Capital è un’altra storia. Eppure il pugno di mosche al posto dei soldi rischia di essere assolutamente identico.
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Terzo scandalo finanziario in Ticino In tre mesi bruciati oltre 50 milioni