L'ombra della mafia nel Comasco
Nove arresti per omicidio

Si tratta di persone, in parte residenti in Provincia, ritenute coinvolte nell'omicidio di un imprenditore freddato lo scorso maggio in provincia di Varese. Si indaga sul movente, forse legato al controllo del mercato degli autotrasporti tra Como e Varese

COMO - La squadra mobile della questura di Como, in collaborazione con la Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha eseguito nelle ultime ore nove ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettante persone coinvolte nell'omicidio dell'imprenditore di origini siciliane Giuseppe Monterosso, ucciso lo scorso 6 maggio a Cavaria con Premezzo, in provincia di Varese. Le nuove ordinanze (che si sommano alle prime denunce operate, sempre dalla polizia di Como, la scorsa primavera) contemplano l'accusa di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e, soprattutto, dall'adozione di metodi di tipo mafioso. Gli arresti confermano la presenza, nei territorio delle province di Como e Varese, di esponenti della malavita organizzata siciliana, al punto che lo stesso omicidio di Monterosso - imprenditore nel ramo dei trasporti -, inizialmente catalogato come vendetta di uno sgarbo, potrebbe collocarsi in un contesto ben più articolato. La polizia indaga sulla possibilità che le cosche stessero in qualche modo spartendosi il monopolio di attività commerciali lecite, quali per esempio il trasporto merci su gomma. Le nuove ordinanze di custodia sono state emesse nei confronti di: Andrea Vecchia, 42enne di Porto Empedocle (Agrigento) ma residente ad Albiolo (Como), ritenuto il mandante del delitto Monterosso; Alessio Contrino, 47 anni di Tavernerio (Co), ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio; Giuseppe Volpe, 65 anni di Porto Empedocle; Calogero Palumbo, 49 anni, di Porto Empedocle; Fabrizio Messina, 35 anni, di Porto Empedocle; Giuseppe Luparello, 26 anni di Blevio (Como); Gaetano Ribisi, 42 anni di Palma di Montechiaro (Ag); Paolo Albanese, 62 anni, di Cucciago (Co); Raffaele Gigliotti, 44 anni di Cantù.
Gli investigatori della mobile parlano di famiglie mafiose piuttosto in vista nell'Agrigentano: Fabrizio Messina è, per esempio, fratello di Gerlandino Messina, uno dei latitanti ritenuti più pericolosi della mafia agrigentina. Gli inquirenti sono convinti che, se non fosse stato fermato, il gruppo di fuoco avrebbe proceduto con altri due omicidi, quello del padre e del nipote di Monterosso, Salvatore Mastrosimone.

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