E dal carcere il suocero chiede:
come stanno le mie nipotine?

L'avvocato di Emanuele La Rosa, il pizzaiolo di Senna in cella per distruzione di cadavere, spiega: «E' ovviamente molto provato e preoccupato per la sua famiglia». E spunta un macabro cartello lasciato dal suocero di Arrighi fuori dal forno della pizza dove aveva messo i poveri resti di Brambilla: «Non aprire, sta cuocendo»

Emanuele La Rosa, il 67enne pizzaiolo di Senna Comasco accusato di aver aiutato il genero - Alberto Arrighi - a far sparire il corpo di Giacomo Brambilla e soprattutto in cella per aver messo la testa della vittima nel forno della sua pizzeria, vuole parlare con il magistrato. Questa, almeno, sembra essere la sua intenzione in attesa dell'interrogatorio di convalida del fermo fissato per domattina alle 10.45 nel carcere del Bassone.
Nel corso dei due incontri avuti negli ultimi due giorni con l'avvocato Maria Susi Mariani, La Rosa è sembrato preoccupato soprattutto per la sua famiglia: «E' molto turbato per quanto accaduto - spiega il legale - Ha chiesto notizie delle sue nipotine, alle quali è molto legato, e dei figli». La Rosa sembra intenzionato a rispondere alla domande del gip Pietro Martinelli: «Ma la decisione finale la prenderemo poco prima dell'udienza di convalida».
Intanto Emanuele La Rosa, che lunedì mattina aveva lasciato un macabro cartello davanti al forno dove aveva appena messo la testa della vittima («non aprire, sta cuocendo. Emanuele» aveva scritto), ha deciso di nominare un altro avvocato difensore. Si tratta dell'avvocato Mauro Navio del foro di Como.

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