Arrighi, arresto convalidato
"Non ho capito più nulla"

L'armiere comasco resta in carcere, con l'accusa di omicidio volontario. Lungo l'interrogatorio con il Gip, al quale l'indagato ha cercato di spiegare le ragioni del suo gesto, collocandole nel contesto del rapporto finanziario che si era instaurato con la vittima

COMO - "Non ho capito più nulla" ha detto questa mattina Aberto Arrighi davanti al giudice preliminare che lo ha raggiunto in carcere per l'interrogatorio di convalida del fermo. L'armiere comasco resta in carcere, con l'accusa di omicidio volontario. Lungo l'interrogatorio con il Gip, al quale l'indagato, assisitito dagli avvocati Ivan Colciago e Francesca Binaghi, ha cercato di spiegare le ragioni del suo gesto, collocandole nel contesto del rapporto finanziario che si era instaurato da quando, lo scorso mese di ottobre, la vittima - Giacomo Brambilla - gli aveva prestato 90mila euro. Gli accordi prevedevano la restituzione della somma con un interesse o, in alternativa, la costituzione di una società per gestire il negozio, società in cui Brambilla avrebbe avuto il 10% delle azioni. La sua quota sarebbe progressivamente cresciuta, almeno nelle sue pretese, fino a un accordo che prevedeva un subentro, da parte del titolare delle pompe di benzina, del 99%, una eventualità di fronte alla quale Arrighi, che in quel negozio aveva investito tutta la sua vita, ha perso definitivamente il controllo. Sempre questa mattina è stato interrogato anche il suocero, Emanuele La Rosa, i cui avvocati, i comaschi Susi Mariani e Mauro Navio, hanno inutilmente chiesto gli arresti domiciliari. La Rosa, che è accusato di avere fattivamente contribuito alla sparizione del cadavere, si sarebbe giustificato dicendo che il genero gli aveva chiesto di aiutarlo e che lui non aveva saputo dire no.

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