Dieci progetti sotto i riflettori
Così risorge la città murata

Sono in fase d'avvio o in corso almeno dieci operazioni immobiliari in città murata, ristrutturazioni di storici palazzi che potrebbero riavvolgere il filo interrotto trent'anni fa, l'età dell'esodo, quando Como perdeva mille abitanti all'anno e tra il 1980 e il 1990, ne perse dunque ben diecimila

COMO - A volte ritornano: sono gli abitanti di una città e potrebbe succedere che il “cuore” di Como torni a battere secondo gli antichi ritmi. Sono in fase d'avvio o in corso almeno 10 operazioni immobiliari nella città murata, ristrutturazioni di storici palazzi e potrebbero riavvolgere il filo interrotto trent'anni fa, l'età dell'esodo. Como perdeva mille abitanti all'anno e tra il 1980 e il 1990, ne perse dunque ben diecimila. Puntava ai centomila abitanti e si trovò con il cuore svuotato, il nucleo urbano di antica formazione abbandonato: gli esperti dicevano che le normative erano impossibili, i costi di intervento insopportabili e la tendenza era un'altra. Uscire dalla città, seguendo lo spostamento in periferia o nei paesi delle attività che in centro non potevano più stare.

Il centro era dei negozi e degli uffici, tanto che una ricerca del 1975 aveva già alzato il cartellino giallo: l'indice di terziarizzazione, cioè dei servizi di vendita e professionali in città murata era del 14,5%, superiore a tutte le altre città lombarde di provincia.
L'alba del 1990 spuntò su una città murata dove neppure una gru, ma che dire gru, carrucola, ponteggio, era in piedi. E se lo fosse stato, era per un'emergenza o perché era stato dimenticato nel tempo. Ma adesso, sta succedendo qualcosa: una forte espansione edilizia sul territorio, nei quartieri e nei paesi, anche per riconversione di edifici industriali dismessi ed operazioni in centro, all'interno delle mura, dove il 74% dei 531 edifici esistenti risalirebbe, per impianto, ad epoca anteriore al 1722. Il primo Catasto unitario del 1873, indicava in quattro quinti la percentuale dell'antico costruito. Il principio della conservazione della città murata risale al 1967 (undici anni di dibattiti) perché si tratta di «centro storico che ha caratteristiche e tradizioni di importante interesse monumentale ed ambientale»; poi il tema della tutela si trasformò nel tema del “miglior utilizzo” che non devastasse, ma consentisse di vivere in centro nel XXIesimo secolo, recuperando il patrimonio dal degrado. Un patrimonio dove vivono in 6.500, l'8% stranieri.

I riflettori, in questo momento, si concentrano sul palazzo di via Vittorio Emanuele che l'ospedale Sant'Anna mette all'asta in blocco, il 25 febbraio prossimo. Ma, tra i principali interventi, spicca un altro palazzo, in via Vittorio Emanuele, sull'angolo con via Indipendenza, oggetto di intervento di ristrutturazione. Fervono i lavori al numero 64 di via Volta, angolo Via Dell'Annunciata e di fronte, al numero 85, nell'ex palazzo della Banca D'Italia, poi del Distretto Ussl di Como, è atteso il cantiere. Anche lungo l'estremo tratto di via Volta, verso via Garibaldi, un'impresa è all'opera. E ancora, in via Volta, gli ex magazzini del sale, sede della Guardia di Finanza, sarebbero stati venduti dal Demanio al Fip (Fondo immobili pubblici) e, di recente,  ad un operatore privato che li trasformerà. La via dedicata allo scienziato comasco è dunque destinata a rianimarsi con abitazioni, uffici e negozi.

Nella parallela Via Diaz, scavi in corso nel palazzo dell'ex Intendenza di Finanza, esteso per un isolato, perché dà pure su via Indipendenza e su via Raimondi e l'ex Teatro Cressoni ha il via libera per la trasformazione in residenze e servizi. Anche l'ex Cucchi ha il via libera ed è pure un isolato. Non da ultimo, è cantiere un palazzo tra via Giovio e via Carducci e a ben vedere, tra le opere più impegnative, la ristrutturazione della Camera di Commercio. Problemi? Non può che essere diversamente, visto il valore degli edifici, le sorprese che si possono trovare nel sottosuolo e all'interno, le difficoltà di lavorare in un contesto abitativo, ma gli operatori concordano: il problema principale è far partire un'operazione, non è quello tecnico o tecnologico. La sfida è più alta.
Maria Castelli

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