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Mercoledì 17 Febbraio 2010
Smog, siamo quasi fuorilegge
Già trenta i giorni da bollino rosso
Smog alle stelle, Como sta per esaurire il bonus concesso dall'Unione Europea. Il superamento del tetto massimo di concentrazione delle polveri è consentito per 35 giorni all'anno ma, a metà febbraio, il capoluogo lariano ha già oltrepassato il limite ben 30 volte
Non è rassicurante il confronto con le altre città lombarde. I dati registrati dal 1° gennaio a oggi issano infatti Como a metà classifica, con un numero di sforamenti più alto rispetto a Lodi, Lecco, Pavia, Varese e Sondrio. Como fa solo leggermente meglio rispetto a Cremona (31 giornate oltre i limiti fissati dall'Unione Europea) e Bergamo (32), mentre i capoluoghi lombardi più inquinati in questo primo mese e mezzo del 2010 risultano essere Mantova (34 giorni), Milano (35), Monza e Brescia (36). Milano ha dunque già raggiunto il numero massimo di infrazioni consentite, Monza e Brescia l'hanno addirittura oltrepassato. In media, dall'inizio dell'anno a oggi, la concentrazione di polveri sottili nell'aria a Como è risultata pari a 41 microgrammi per metro cubo d'aria. Le giornate con il più alto tasso di inquinamento sono state il 18 gennaio (addirittura 128 microgrammi per metro cubo d'aria) e il 21 gennaio (126), ma anche in febbraio non sono mancati valori altissimi (97 microgrammi per metro cubo il giorno 4).
Roberta Marzorati, consigliere comunale di "Per Como", punta il dito contro la situazione di via Milano: «La settimana prossima incontrerò l'assessore alla Viabilità per affrontare il problema, non è accettabile che transitino 800 bus al giorno e ci sia un semaforo cortissimo a San Bartolomeo - dice - Ma chiediamo anche di realizzare una mappatura della città in base all'incidenza delle patologie correlate allo smog».
«Lotta all'inquinamento e governo della mobilità devono viaggiare insieme - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Occorre dotare la regione di servizi ferroviari e metropolitani competitivi con quelli delle altre grandi aree urbane europee, perché troppi cittadini non hanno accesso ad una efficace alternativa all'uso dell'auto privata».
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