San Ripa, il vero festival
Trionfo di musica al Gloria

Edizione numero quattro di una manifestazione molto sentita dagli studenti dell'Ipsia Luigi Ripamonti ma anche dai loro professori che si sono prodigati per allestire una kermesse all'altezza delle aspettative con un autentico pienone allo Spazio Gloria

COMO - Perché Sanremo è Sanremo ma San Ripa è meglio di Sanremo. Si è svolta l'edizione numero quattro di una manifestazione molto sentita dagli studenti dell'Ipsia Luigi Ripamonti ma anche dai loro professori, su tutti Silvio Dessì, coordinatore del corso di comunicazione audiovisiva, e Liliana Guida che si sono prodigati per allestire una kermesse all'altezza delle aspettative con un autentico pienone allo Spazio Gloria dove sono andate in scena le quattordici realtà musicali per presentare altrettanti brani abbinati ad altrettanti abiti confezionati sempre dagli allievi dell'istituto di via Belvedere.

Se chi ha frequentato la riviera nei giorni della canora manifestazione sa che l'atmosfera è tra le meno invitanti, con un gran sgomitare di artisti - primedonne, dove il «lei non sa chi sono io» è sempre dietro l'angolo, dove tutti sono convinti di essere i migliori, anche quando stanno per interpretare la canzone più brutta di tutta la loro carriera, se i giovani in gara sono una palla al piede, da relegare alle ore tarde quando nessuno è più davanti al video, scelti accontentando discografici e amici, un concorso siffatto scada davvero il cuore lasciando l'idea che esiste ancora un futuro per la musica. Per tanti motivi.
Perché si respira aria buona e fresca, di ragazzi che si vogliono divertire, che si mettono in gioco senza inutili animosità, desiderosi unicamente di esprimersi al meglio, di divertirsi tutti assieme. Il premio finale, infatti, è... il premio: hai vinto, una soddisfazione in sé, anche un bel messaggio educativo. Altri motivi: i ragazzi scelgono belle canzoni ma ne scrivono anche. Che dire dei Last Season che rileggono la Premiata Forneria Marconi di «Impressioni di settembre» al femminile, o di un classico battistiano come «E penso a te» presentato da Martina Orlandini, dei Litfiba appena risorti con Pelù e Renzulli ma mai dimenticati dai Supersonics e dai Toxic Park che hanno ripreso, rispettivamente, «Spirito» e «Linea d'ombra». Ancor più evergreen? «Maracaibo» de Le Scandalose, «La gatta» di Chiara Tettamanti, l'immortale «What a wonderful world» di Louis Armstrong per Marcello Valecce.

C'è chi si avvicina di più al presente come Rosa Bernardoni con «Non credo nei miracoli» di Laura Bono e il Carl Best Project con «Sex» dei Negrita. Pochi, ma buoni, hanno il coraggio di presentare brani originali. È il caso dei Remember Sunny Days di «Schiavo di me stesso» e dei We Are Not A Superman che in «Ricordi» immaginano una lettera di un ragazzo dell'Abruzzo a un coetaneo di Haiti. Sono band giovanissime ma già fatte e finite, con una pagina su Myspace già pronta o in allestimento, naturalmente Facebook, la volontà di creare un genere proprio più che accodarsi a uno già esistente («Abbiamo gusti tutti diversi», dicono, «Dai discordi bellissima armonia» diceva Eraclito). Alla fine la spuntano i Sons of Liberty di «Live in Como», miglior gruppo i Last Season, miglior solista il sassofonista Lorenzo Pagani che si è cimentato con «Soul man» di Sam & Dave mentre la vittoria assoluta è andata al duo Sinisi & Pisani nei panni di Mina e Celentano per «Acqua e sale». La giuria era composta da studenti dell'indirizzo musicale dell'Istituto Magistrale Teresa Ciceri di Como presieduta dal professore e direttore Angelo Sormani. Sarebbe ingiusto non citare anche le tre creazioni: terzo l'«abito viola in taffettà con voile arricciato per formare delle rose» (abbinato a «Impressioni di settembre»), secondo l'«abito bianco in crepe de chine con arricciatura tenuta in vita da una rosa, ricorda lo stile impero, sul dietro presenta un piccolo strascico» (per «E penso a te») e primo l'«abito da sposa bianco in taffettà a teli con strascico in tulle e due rose sul dietro» («What a wonderful world»). Ed è davvero il caso di dire «what a wonderful festival», con grande divertimento di tutti, anche dei professori e dei genitori.
Alessio Brunialti

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