Arrighi: si indaga anche
sugli sms inviati alla moglie

Como: pare che i due coniugi non molti giorni prima del delitto si siano scambiati messaggini riguardanti proprio Giacomo Brambilla, la vittima, e l'odio maturato nei suoi confronti. La procura indaga sulla memoria dei cellulari

COMO Alberto Arrighi, prima ancora di maturare l'idea di sparare a Giacomo Brambilla, si sarebbe scambiato alcuni sms con la moglie per lamentarsi di «quello che mi voleva portare via il negozio e la famiglia». I cellulari dell'armaiolo di via Garibaldi e della moglie Daniela sono nelle mani degli esperti della procura, che in queste settimane stanno scavando nella memoria dei telefoni alla ricerca di tracce che possano aiutare a scoprire la verità del delitto del primo febbraio scorso. Riserbo assoluto sul contenuto dei messaggini, ma pare che i due coniugi non molti giorni prima del delitto si siano scambiati sms riguardanti proprio Giacomo Brambilla e l'odio maturato nei suoi confronti. Tra i cellulari sequestrati dalla squadra mobile vi è anche quello di Emanuele La Rosa, il suocero di Arrighi tuttora in cella per aver aiutato il genero nella terrificante decapitazione e nell'occultamento del corpo. Gli inquirenti vogliono capire se quanto riferito sia dall'armaiolo che dal pizzaiolo di Senna corrisponda alla verità, e cioè se davvero il suocero ha saputo dell'omicidio solo la sera di lunedì primo febbraio, poco prima della decapitazione. La Rosa aveva riferito di aver raccolto il racconto disperato di Arrighi alle 22,30, ovvero otto ore dopo il delitto, quando il genero lo aveva raggiunto nella pizzeria La Conca d'Oro di Senna Comasco per dirgli: «L'ho ammazzato, quello che mi voleva portare via il negozio e la moglie». Intanto emergono nuovi particolari sull'occultamento del corpo senza vita dell'imprenditore di Lipomo che - a detta dei giudici del riesame di Milano, gli stessi che hanno rigettato l'istanza di scarcerazione di Emanuele La Rosa - «stride» con l'asserita «improvvisazione nell'operazione di dispersione del cadavere».

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