Strage di Erba: mercoledì
processo d'appello a  Milano

In un atto depositato nei giorni scorsi alla corte, l'avvocato Vincenzo Nico D'Ascola (che assieme ai colleghi Fabio Schembri e Luisa Bordeaux difende i coniugi condannati all'ergastolo spiega le ragioni della richiesta di una perizia psichiatrica sui due imputati

COMO Strage di Erba: Rosa Bazzi e Olindo Romano tornano a processo per l'appello, la cui prima udienza è fissata per mercoledì al tribunale di Milano. In un atto depositato nei giorni scorsi alla corte d'Assise d'appello, l'avvocato Vincenzo Nico D'Ascola (che assieme ai colleghi Fabio Schembri e Luisa Bordeaux difende i coniugi condannati all'ergastolo chiede una perizia psichiatrica per i due imputati. Nell'istanza l'avvocato dei Romano ha allegato anche una nuova consulenza secondo la quale è probabile che Rosa sia affetta da un «disturbo delirante» mentre Olindo da una «psicosi indotta» al punto «da poter pensare a una cosiddetta "folie a deux"», ovvero una pazzie a due «in cui Olindo è l'elemento debole e inducibile della coppia». Nel suo atto l'avvocato D'Ascola - che ha preso il posto, nel collegio della difesa, del legale comasco Enzo Pacia, scomparso pochi mesi fa - non risparmia critiche alle motivazioni della sentenza di primo grado sottolineando i punti dove, a suo giudizio, sarebbero riscontrati tratti patologici nella psiche degli imputati tali da dover far propendere i giudici per una perizia psichiatrica. Tra questi è emerso che in un colloquio con gli psicologi del carcere Rosa Bazzi aveva detto: «Vorrei essere messa in un istituto di suore e vorrei trascorrere lì il resto della mia vita, in un istituto possibilmente che abbia le sbarre alle finestre così nessuno potrà mai entrare a farmi del male». Mercoledì, dunque, nell'aula della seconda Corte d'assise d'appello di Milano, sarà ripercorso l'orrore della sera dell'11 dicembre del 2006, quando in via Diaz furono massacrate quattro persone, tra cui il piccolo Youssouf, poco più di due anni, e una quinta riuscì a salvarsi per miracolo. È proprio la testimonianza di Mario Frigerio una delle prove più schiaccianti contro i coniugi Romano.

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