"Come sta Jessica?" Si è pentito
l'uomo che ha aggredito la moglie

Intimiano: il cubano Octavio Ibarguen chiede della donna che lui stesso ha spedito in ospedale, dopo averla aggredita a coltellate. «È visibilmente addolorato», rivela il suo difensore

CAPIAGO INTIMIANO Come sta, Jessica?». Octavio Ibarguen non aspetta neppure che il suo avvocato - il legale comasco Nicola Galuppo - sia seduto, nella stanzetta dei colloqui del carcere del Bassone, per chiedere della moglie che lui stesso ha spedito in ospedale, dopo averla aggredita a coltellate. «È visibilmente addolorato», spiega il difensore. E infatti la prima preoccupazione dell'uomo - diradate le nebbie che hanno avvolto il folle raptus di giovedì notte - sono tutte per lei, la donna con cui per nove anni e sette mesi ha vissuto una perfetta storia d'amore, ma con la quale dall'inizio dell'anno erano iniziati alcuni problemi. È pentito per quello che ha fatto, il cinquantenne musicista di origini cubane arrestato dalla polizia dopo aver aggredito e mandato in fin di vita la moglie Jessica Zanni, 35enne comasca, nella loro casa di via Resegone a Capiago Intimiano. Pentito al punto da aver insistito su un punto, durante il primo colloquio con il suo legale, in attesa dell'interrogatorio di convalida dell'arresto: il desiderio di potersi scusare personalmente non solo con la moglie, ma anche con tutti i familiari di lei. E, ovviamente, di poter riabbracciare la figlia, protetta in queste ore dalle amorevoli cure dei nonni materni. Fatica a ricostruire con esattezza le fasi del drammatico litigio di giovedì, Octavio Ibarguen. Spiega di non essersi reso conto della gravità delle ferite inferte, fino a quando non sono arrivate le ambulanze a portar via la moglie (salva per miracolo, al termine di un intervento chirurgico durato ore all'ospedale di Cantù) e le auto della squadra volante a portar via lui. È certo che il diverbio tra coniugi è stato scatenato dalla gelosia, legata al momento di crisi in cui si era arenato il loro rapporto.

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