Camerlata e la fontana ferita
Si muove il soprintendente

Il momumento è sporco, perde pezzi dagli anelli e, viste a occhio nudo, le sue sfere presentano una lunga crepa che le attraversa, tutte e quattro: stanno per spezzarsi? È un rischio concreto o si tratta di una frattura superficiale? Deve rispondere la Soprintendenza

Non abbiamo certezze sullo status della fontana di piazza Camerlata: l'unica cosa sicura è che il monumento, come è stato evidenziato ieri su queste stesse pagine, è sporco, perde pezzi dagli anelli e che, viste a occhio nudo, le sue sfere presentano una lunga crepa che le attraversa, tutte e quattro: stanno per spezzarsi? È un rischio concreto o si tratta di una frattura superficiale? Non abbiamo risposte perché il soprintendente Roberto Artioli è, in questo momento, a Roma ma raggiunto telefonicamente si è immediatamente reso disponibile per un sopralluogo: «Su quella fontana bisogna tornare almeno ogni dieci anni. Ben vengano quelle fratture, paradossalmente. Ci danno un segnale visibile dello stato delle cose e se questo risultasse compromesso si può pensare a un intervento più importante rispetto a quello dell'ultima volta». All'epoca, parliamo di una decina d'anni fa, si era scoperto che il ristagno d'acqua all'interno degli anelli aveva arrugginito il ferro che, quindi, si espandeva e danneggiava un'architettura fatta di bilanciamenti delicatissimi. «Non posso pronunciarmi per le sfere - aggiunge - prima dobbiamo verificare accuratamente». Anche l'assessore comunale all'arredo e decoro urbano Diego Peverelli è convinto che occorra prevedere interventi periodici: «La manutenzione della fontana deve essere considerata ordinaria, con un'attenzione costante. Se è straordinaria, ovvero si ripara solo quando c'è evidentemente qualcosa che non va, si spendono un sacco di soldi ogni volta. Però c'è anche da dire che non c'è niente allo studio né è previsto nulla a bilancio». Un fatto di soldi per un elemento di cultura. Interpellato, l'assessore al bilancio e alla cultura, Sergio Gaddi, premette «Naturalmente è necessaria un'approfondita verifica tecnica». Se quella fontana ha un terzo padre, dopo Cesare Cattaneo e Mario Radice che la idearono, è l'ex assessore Nini Binda che, per salvarla, si era messo una mano sul cuore, in mezzo aveva incontrato il portafoglio e non aveva esitato, per ben due volte, a sborsare di tasca sua. Il degrado attuale lo amareggia molto.
Alessio Brunialti

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