Campione, ora l'ex sindaco
deve 250 mila euro allo Stato

Aumenta ancora il debito di Roberto Salmoiraghi. Una nuova sentenza della Corte dei conti di Milano - la terza nel giro di un anno - obbliga l'ex sindaco dell'enclave italiana a risarcire altri 90 mila euro

CAMPIONE D'ITALIA - Aumenta ancora il debito di Roberto Salmoiraghi con lo Stato. Una nuova sentenza della Corte dei conti di Milano - la terza nel giro di un anno - obbliga l'ex sindaco dell'enclave italiana a risarcire 90mila euro, a titolo di compensazione per il danno patrimoniale e di immagine provocato dalle conseguenza della cosiddetta vicenda delle false residenze, per le quali l'ex sindaco era stato condannato e "graziato", in appello, per prescrizione. In tutto, Salmoiraghi dovrà pagare 250mila euro, comprensivi delle sentenze del luglio 2009 (109.620 euro per il restauro del vecchio casinò, avviato senza gara d'appalto mentre era già in corso la costruzione del nuovo) e del marzo scorso (50.889 per uso e abuso di carte di credito aziendali e dell'autoparco). La sentenza relativa alle false residenze, coinvolge però anche l'ex assessore con delega all'Anagrafe Angelo Airaghi che dovrà restituire 56mila euro e spiccioli, parte al ministero, parte al Comune. La vicenda è nota: Salmoiraghi e il suo assessore (il primo definito dal tribunale di Como "istigatore", il secondo "esecutore"), concessero la residenza in paese a Fabio Capello, all'epoca (era il 2000) allenatore della Roma, oggi alla guida della nazionale inglese. Gli consentirono di diventare cittadino dell'enclave garantendogli i privilegi che fanno del paesino affacciato su quello spicchio di Ceresio italiano un autentico paradiso fiscale, e offrendogli una brandina in un monolocale di 35 metri quadri di cui il "mister" manco possedeva le chiavi. La sentenza dei magistrati contabili accoglie quasi integralmente le ipotesi della Procura della Corte dei conti: consentire a Capello di prendere casa a Campione avendoci messo piede una sola volta in vita sua, comportò una danno patrmoniale diretto sotto forma di mancate entrate tributarie (le tasse che l'allenatore avrebbe dovuto pagare da comune cittadino residente sul suolo patrio) e un danno patmoniale indiretto costituito «dalla lesione del prestigio e dell'immagine del Ministero dell'Interno - per conto del quale è stato gestito in modo gravemente anomalo e contrario alla legge il servizio di anagrafe - nonché, del Comune di Campione d'Italia, in termini di discredito e perdita di fiducia nell'imparzialità e nel corretto andamento dell'azione amministrativa, conseguenti al risalto mediatico della vicenda». Nonostante la prescrizione, l'ex sindaco bussò anche in Cassazione per ottenere un proscioglimento nel merito. I giudici della suprema corte scrissero invece: «L'illegale attribuzione dello status di residente in Campione d'Italia al Capello è circostanza oggettivamente non contestabile e conseguentemente abusivi e falsi  sono gli atti amministrativi posti in essere in funzione di tale attribuzione».
Stefano Ferrari

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